Le confezioni di paxlovid che le farmacie del territorio (e i grossisti della filiera) distribuiranno gratuitamente in dpc da qui a fine dicembre in base al protocollo del 15 aprile rischiano di essere almeno 10 volte le 45mila stimate dall’Aifa. E’ la constatazione che comincia a farsi largo tra le sigle della filiera man mano che, nelle regioni, servizi farmaceutici e Asl da una parte e distributori più farmacie dall’altra cominciano a concordare passaggi e tempi della dpc: al momento i negoziati già aperti si contano sulle dita di una mano, ma dove si tratta le Aziende sanitarie stanno mettendo sul tavolo numeri (cioè le confezioni da veicolare attraverso il canale farmacia) nettamente maggiori di quelli ventilati dall’Aifa quando venne sottoscritto il protocollo.
Il 15 aprile, prima di siglare, qualcuno (come Adf) ebbe l’accortezza di chiedere delucidazioni sui volumi in gioco. In risposta saltò fuori la tabella dell’Aifa con le 45mila confezioni, ripartite per regione in base agli abitanti e tutti presero per buoni quei numeri. Ora però, si fa strada la sensazione che l’orientamento delle Regioni (almeno quelle che stanno già trattando) è di far passare dalla dpc non una parte soltanto, ma tutte o quasi le forniture di Paxlovid. E pensare, fa notare qualcuno, che prima di firmare gran parte delle amministrazioni si diceva contraria a un accordo con le farmacie. Ora invece lo spirito pare opposto e a chi obietta che i numeri non sono quelli ventilati il 15 aprile, i funzionari regionali fanno notare che il protocollo non parla di tetti, ma impegna la filiera a distribuire gratuitamente sino a fine anno. A prescindere dal quanto.
Ma ci sono anche altri problemi che stanno ritardando l’attuazione del protocollo (era stato detto che le prime confezioni dell’antivirale sarebbero arrivate alle farmacie entro fine aprile, ora si parla di seconda settimana di maggio). Per esempio la logistica Asl-distributori: era stato assicurato a questi ultimi che le forniture sarebbero arrivate nei loro magazzini a cura delle aziende sanitarie (articolo 2 dell’accordo, «Il farmaco sarà reso disponibile, presso i magazzini delle aziende della distribuzione intermedia, su indicazione dei rispettivi assessorati regionali»), invece è già chiaro che in Emilia Romagna toccherà ai grossisti andarsi a prendere le scatole. E lo stesso potrebbe accadere anche altrove.
Da ultima la questione dei foglietti illustrativi: si è scoperto nei giorni scorsi che diverse Regioni hanno ricevuto lotti di paxlovid nella confezione autorizzata per il mercato Usa (quindi in lingua inglese); in questo caso, sarà necessario allegare alla scatola dispensata in farmacia una copia del foglietto tradotto in italiano, ma al momento non è chiaro a chi toccherà l’incombenza. Come detto, è una questione che riguarda soltanto una parte delle Regioni (in Lombardia, per esempio, è già stato assicurato che alle farmacie arriveranno esclusivamente confezioni in italiano), ma intanto Adf ha già messo le mani avanti: in una nota inviata al Servizio farmaceutico dell’Emilia Romagna, l’associazione ha avvertito che devono essere le Asl a consegnare ai magazzini dei distributori capofila e che questi ultimi non si faranno carico di alcuna mansione riguardo ai foglietti illustrativi. Né di eventuali resi dalle farmacie.