filiera

Paxlovid, le ricadute del “senza costi aggiuntivi”: volumi e tempo al banco

22 Aprile 2022

E alla fine così è: le farmacie distribuiranno in dpc paxlovid, l’antivirale di Pfizer oggi dispensato soltanto dai centri specialistici regionali, senza alcun compenso per la prestazione. Il dg dell’Aifa, Nicola Magrini, l’aveva annunciato alla stampa la settimana scorsa («non ci saranno costi aggiuntivi per il Ssn», le sue parole) ma diversi farmacisti titolari hanno fatto fatica a credergli: forse, hanno osservato, intende dire che le farmacie riceveranno quanto verrà risparmiato saltando il canale ospedaliero. Poi il protocollo tra ministero e sindacati della filiera, firmato in tutta fretta il venerdì prima di Pasqua, ha fugato ogni dubbio: non sono previsti “fee” a pezzo né per i distributori né per i titolari, in sostanza il lavoro richiesto per distribuire paxlovid non sarà remunerato.

A consultare l’ultimo rapporto dell’Aifa sui consumi di antivirali per covid-19, l’impressione è che il nuovo impegno sia gestibile: nella settimana che va dal 12 al 16 aprile sono state prescritte in tutta Italia poco meno di 1.500 ricette di paxlovid, tra le quali 225 in Veneto, 156 in Emilia Romagna e 155 in Lombardia. Dato poi che il trattamento si protrae soltanto per cinque giorni e la confezione dispensata lo copre interamente, i pazienti non dovrebbero richiedere laboriose prese in carico.

 

 

Attenzione però: chi ha letto il materiale informativo che accompagna il protocollo d’intesa, avrà certamente notato il lungo elenco (15 pagine) dei farmaci che recano potenziali controindicazioni o interazioni con paxlovid. E’ ovvio che la questione è innanzitutto di competenza del medico di famiglia che prescrive, ma è legittimo chiedersi se al farmacista non sia richiesto un secondo “check”. «E’ evidente che saremo chiamati in causa anche noi» è il parere di Franco Gariboldi Muschietti, presidente di FarmacieUnite «del resto rientra tra le nostre competenze. E’ per questo che abbiamo subito chiesto all’Aifa di un corso di formazione che prepari i farmacisti del territorio a gestire questo farmaco. Attualmente non sappiamo che cosa distribuiremo».

Altro aspetto da considerare, la posologia: come detto, ogni confezione copre l’intera durata del trattamento, ossia cinque giorni. La scatola, in particolare, contiene 30 compresse ripartite in cinque blister giornalieri, ciascuno con quattro compresse di colore rosa (PF-07321332) e due di colore bianco (ritonavir): ne vanno assunte tre per due volte al giorno, una bianca e due rosa, ed è sicuro che all’atto della dispensazione molti pazienti avranno bisogno di una spiegazione accurata della posologia, magari con “refresh” nei giorni successivi. E’ qui che sicuramente il farmacista dovrà mettere in conto una certa quantità di tempo da spendere, senza avere niente in cambio.

«E’ vero» ammette Muschietti «sull’uso dell’antivirale i pazienti avranno bisogno di un’assistenza più accurata del solito e questo richiederà tempo. Però stiamo parlando di un farmaco che nelle farmacie del territorio circolerà in volumi ridottissimi, quindi l’impegno sarà sostenibile. Certo bisognerà vedere come cresceranno nel tempo i volumi, ma proprio per questo il protocollo ha validità soltanto sino a fine anno. Poi ci sederemo a un tavolo, valuteremo numeri e impegno e valuteremo una richiesta economica. Avanzarla oggi, sarebbero stato poco opportuno».

Parecchi farmacisti, però, non hanno gradito il precedente generato da questo accordo: qualche Regione potrebbe risfoderare in futuro la dpc gratuita per altri farmaci innovativi. «Per questo FarmacieUnite ha voluto inserire nel protocollo un passaggio che mette in rilievo l’assoluta eccezionalità del caso» conclude Muschietti «il problema non è la distribuzione gratuita di paxlovid, è quello che potrebbero venirci a chiedere dopo».