Potranno anche andare all’intera platea delle 4mila farmacie rurali sussidiate i 150 milioni di euro che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) inviato dal governo Draghi a Bruxelles mette sul piatto per l’assistenza sanitaria e farmaceutica delle aree interne. Lo dice a FPress Gianni Petrosillo, presidente del Sunifar, che in questa intervista risponde alle critiche di chi ha visto nel Recovery plan ben poche opportunità per la farmacia del territorio.
Partiamo dal paragrafo che forse ha sollevato più perplessità: nella versione in lingua inglese del Pnrr diffusa di recente da Quotidiano Sanità, si afferma che i fondi per le rurali sussidiate dovrebbero andare a duemila farmacie, ossia la metà dei presidi oggi distribuiti sul territorio nazionale…
E’ solo una stima: le esperienze pregresse, l’ultima sui vaccini, dicono che di solito a reclutamenti e bandi non partecipano mai tutte le farmacie, di solito lo fa una metà circa. Ci siamo attenuti a questa indicazione, ma sulla carta il programma per le aree interne è rivolto a tutte le 4mila rurali sussidiate. La selezione la farà il bando di concorso per l’assegnazione dei fondi, al quale le farmacie intenzionate a partecipare dovranno rispondere presentando i loro progetti. Quindi tutto dipenderà da che cosa sarà scritto in quel bando.
Però il Recovery plan parla di un contributo medio procapite di 72mila euro circa, che diviso per 150 milioni fa appunto duemila farmacie…
Giusto, ma per l’appunto si tratta di una media. I fondi vanno a coprire tre aree progettuali: dispensazione del farmaco, servizi e teleconsulto più presa in carico. Le farmacie non sono obbligate ad investire in tutte e tre le aree; potranno partecipare con progetti limitati a una o due soltanto di queste aree e non è detto che richiedano il 100% dell’investimento, nel qual caso avanzeranno fondi di cui beneficeranno altre farmacie ancora. La vera sfida piuttosto è un’altra.
Cioè?
Dovremo fare in modo che i fondi vengano interamente assegnati, quindi le farmacie dovranno darsi da fare. Se non li utilizzeremo tutti, non daremo la risposta che lo Stato si attende da noi.
A tal proposito: si parla di 150 milioni, ma 100 milioni li metterà l’Europa e gli altri 50 i privati, cioè i farmacisti titolari delle rurali sussidiate…
Il concetto è che il Piano serve a far ripartire il motore dell’economia del Paese, il cofinanziamento in capo ai privati serve a responsabilizzarli per la concretizzazione dei progetti.
Si ma vuol dire che per arrivare a quel contributo medio di 72mila euro circa a farmacia, i titolari dovranno mettercene 24mila: per una rurale sussidiata è un bell’impegno, e poi già sappiamo che l’Ue starà con il fucile spianato per assicurarsi che il nostro Paese onori tutti gli impegni…
Sì è vero: ci saranno sicuramente monitoraggi, verifiche di risultato, controlli a campione. I progetti che le farmacie presenteranno, dunque, dovranno stare in piedi e proprio per questo Federfarma è pronta a dare il suo supporto: saremo gli interlocutori unici dei farmacisti che vorranno partecipare al bando e faremo da filtro alle candidature, valuteremo i progetti e laddove necessario consiglieremo correzioni o integrazioni. Inoltre, potremmo anche mettere a disposizione delle farmacie le piattaforme necessarie, per esempio per il teleconsulto.
In effetti risulta che Sistema farmacia Italia, la società che avrebbe dovuto tessere la rete delle reti, abbia iniziato a fare qualche ricognizione tra le piattaforme di teleconsulto già esistenti. Però i fallimenti pregressi di Sfi non invitano all’ottimismo…
Del teleconsulto, penso che potrebbe dare un contributo Promofarma con Dottorfarma, che è già pienamente funzionante, ma attendiamo il bando per capire le possibilità di intervento.
A dire il vero, l’app Dottorfarma per l’invio della ricetta digitale non è più aggiornata dal dicembre scorso e su Play Store di Google le recensioni sono in massima parte negative…
Io non seguo più lo sviluppo della piattaforma da tempo, ma da Promofarma mi dicono che la piattaforma è predisposta per lo sviluppo di progetti di presa in carico.
Parliamo del bando di concorso, che verrà curato dall’Agenzia per la coesione sociale. Il Pnrr dice che dovrà essere emanato entro la fine dell’anno…
Noi speriamo anche prima, per luglio. D’altronde questa parte del Piano non ha bisogno dell’ok di Bruxelles, i fondi sono già stanziati.
E le infrastrutture? Per alcuni servizi e per il teleconsulto serve la banda larga per non dire ultra-larga, ma una buona parte delle aree interne è sprovvista…
Stiamo chiudendo una convenzione con un importante operatore di telefonia che consentirà alle rurali sussidiate di usufruire di connessioni wireless veloci dove la fibra non arriva. Anche perché, a tendere, il nostro obiettivo è di aprire alle farmacie del territorio Fascicolo sanitario elettronico e dossier farmaceutico, in modo da mettersi in rete con medici, infermieri e cittadini.
A proposito di medici e infermieri: nel Pnrr c’è anche il capitolo delle Case di comunità, che – si legge – potranno anche dispensare farmaci e ausili…
Vale quello che ho già detto in precedenza, il Piano fornisce delle linee guida, bisognerà poi vedere se le risorse basteranno, se le Regioni le applicheranno e come. Di certo, dovremo capire come collegarci a queste strutture per essere parte della rete: si prospetta una riforma del territorio che ridisegnerà anche il ruolo delle farmacie, delle quali nessuno vuole fare a meno perché nella pandemia hanno dimostrato di essere imprescindibili. Grazie al lavoro di tutti i farmacisti, disponiamo ora di un credito che potremo spendere nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale.