Resta ancora fermo al palo il nuovo Piano nazionale vaccini 2023-2025. Ieri la Conferenza Stato-Regioni avrebbe dovuto approvare l’ultima versione del testo e il Calendario vaccinale allegato, ma le solite distanze in tema di ricorse hanno obbligato a un rinvio.
Il problema si trascina da primavera: constatato che il nuovo Piano «prevede l’allargamento dell’offerta vaccinale e del numero di vaccini da somministrare per assicurare la copertura vaccinale a tutti i soggetti a rischio», le Regioni chiedono dalla fine di maggio che il Governo si impegni a «verificare la possibilità di reperire le risorse necessarie per fare fronte agli eventuali maggiori costi». Ma il Mef è irremovibile e ieri ha confermato il proprio no a mettere sul piatto ulteriori fondi.
Nella seduta le Regioni avevano cercato di superare l’impasse riformulando la propria richiesta in termini condizionali: approvazione del Piano con la clausola dell’invarianza per le casse pubbliche e monitoraggio della spesa in corso d’opera con l’impegno del Governo a intervenire in caso di eventuali costi extra. Ma il ministero delle Finanze non si è spostato di un millimetro.
Per approvare il nuovo Piano entro luglio rimangono ancora due sedute della Stato-Regioni, poi si dovrà passare a settembre ma a quel punto sarebbe troppo tardi per la stagione 2023-2024. Tra le ipotesi al vaglio c’è quella di prorogare per un anno il vecchio Piano, dunque senza nuove vaccinazioni né aggiornamento delle coperture. E senza l’allargamento delle campagne alle farmacie, che però potranno partecipare alle vaccinazioni per cui sono stati o saranno firmati protocolli operativi a livello nazionale e regionale (l’influenza, per esempio). Non resta che seguire gli sviluppi.