Anche se non sussiste un obbligo formale, sarebbe opportuno che le Regioni ricorressero a gare a evidenza pubblica per individuare «i fornitori delle piattaforme web-based» utilizzate dalle farmacie per la dpc o la distribuzione dell’integrativa, perché rappresentano «la modalità che in via astratta risulta più trasparente e idonea a garantire l’accesso a tutti gli operatori che agiscono all’interno del sistema». È quanto scrive il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, in una comunicazione risalente al 13 giugno scorso, che gli assessori regionali a Bilancio e finanze avrebbero discusso in una delle ultime riunioni tecniche della Conferenza delle Regioni.
La lettera dell’Anac, in sintesi, punta il dito sugli accordi per la dpc tra Regioni e farmacie che «non accennano a quali siano i fornitori delle piattaforme e i loro criteri di selezione», lasciando che a individuarli siano «direttamente le organizzazioni sindacali firmatarie», a proprie spese o in comodato gratuito. Non è sempre così, avverte l’Autorità: ci sono Regioni, infatti, che invece «hanno scelto di utilizzare le procedure a evidenza pubblica al fine di individuare tali fornitori o hanno provveduto attraverso proprie società in house». L’Anac non le cita ma in questo gruppo ritroviamo – tra le altre – Veneto, Toscana, Lazio e Campania.
Per l’authority questa seconda opzione sarebbe quella da preferire, gli accordi per dpc e integrativa «non possono determinare discriminazioni o disparità di trattamento in capo alle farmacie non iscritte alle organizzazioni sindacali firmatarie degli accordi, in virtù del principio di libertà sindacale». In più, la selezione dei fornitori tramite gara a evidenza pubblica «possiede l’ulteriore pregio di ingenerare un confronto competitivo tra gli operatori economici del settore». Al contrario, è il rilievo dell’Anac, nelle intese stipulate finora in diverse Regioni «non sembrano sussistere dei criteri chiari per stabilire le somme che le farmacie non aderenti al sindacato firmatario dovranno eventualmente corrispondere per usufruire delle piattaforme informatiche».
L’Anac, tuttavia, ammette anche un’alternativa alle gare pubbliche e cita il caso dell’Emilia Romagna, dove da tempo gli accordi sulla dpc prevedono che il costo della piattaforma sia a carico dei distributori intermedi, i quali poi computano un costo del servizio «uguale per ogni farmacia».