Disciplinata e responsabile, al punto da applicare l’autoquarantena a chi dei suoi viene colpito da stati febbrili o sindromi influenzali. E’ il ritratto che fa della comunità cinese di Milano il farmacista Piero Piana, titolare della farmacia Paolo Sarpi: il nome è quello della via attorno alla quale si è sviluppata la “Chinatown” della città meneghina, un lungo rettilineo di negozi – ingresso e una vetrina, non di più – che i milanesi frequentano abitualmente per fare buoni affari. «Adesso però» spiega Piana a FPress «con l’epidemia da coronavirus esplosa in Cina, le cose sono cambiate. L’altra settimana in questa via c’era il vuoto pneumatico, non si vedeva anima viva. Poi, passato il capodanno cinese, un po’ di gente per strada, ma non gli italiani».
Piana, in ogni caso, ha parole di ammirazione per la comunità asiatica: «Hanno rinunciato a festeggiare il loro capodanno e raggiungere i parenti in Cina, per acquistare con i soldi risparmiati materiale sanitario da inviare laggiù a familiari e amici. E dato che sono molto sensibili ai contraccolpi sul commercio del panico ingiustificato da coronavirus, si sono imposti volontariamente una sorta di quarantena: se qualcuno ha febbre o influenza, si chiude immediatamente in casa e non esce finché è guarito. Per strada, è vero, si vedono molti cinesi con la mascherina sul viso, ma lo fanno soprattutto per proteggersi dallo smog, in Estremo oriente è un’abitudine comune».
Anche nella farmacia Paolo Sarpi, dunque, mascherine e gel disinfettanti sono andati a ruba in queste ultime settimane. «Come ho detto ne acquistano a pacchi per spedirli in Cina» conferma Piana «ora però fanno un po’ più di fatica perché molti collegamenti aerei sono stati interrotti. C’è chi ha cominciato a spedire per nave, ma il viaggio è molto più lungo».
Quanto ai rapporti tra comunità cinese e italiana, Piana osserva un curioso paradosso: «Chi abita da queste parti non mostra alcuna paura perché li conosce: sa che abitano qui da tanto tempo, non sono andati in Cina di recente e dunque non c’è nulla da temere. Sono i milanesi che non abitano in zona – e quindi non conoscono la comunità di via Paolo Sarpi – ad avere qualche timore».
Al riguardo, Piana cita un aneddoto: «Qualche giorno fa entra in farmacia una signora che mi chiede una decina di mascherine. Rispondo che al momento ne sono sprovvisto e lei si mostra preoccupata. Domando allora a che cosa le servono e lei spiega che a giorni ha un appuntamento dall’estetista, che è cinese. Mi starà molto vicina, dice, e vorrei evitare il suo respiro. Le chiedo allora se la donna è arrivata da poco dalla Cina oppure ha fatto di recente qualche viaggio e lei risponde di no, abita in Italia da molti anni e non si è mossa. E allora, concludo, può stare tranquilla».