Verrà esteso anche alle farmacie che non risiedono nelle aree interne il finanziamento che il Pnrr stanziava nell’ambito della Missione 5, Componente 1, per il rafforzamento dei servizi sanitari di prossimità. È una delle novità che arrivano dalla proposta di revisione del Piano nazionale di resilienza e ripresa che il Governo ha presentato ieri. Le modifiche, ha spiegato il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ammontano complessivamente a 144 e sono di tre tipi: formali, per velocizzare la rendicontazione degli obiettivi; riprogrammazioni di risorse e interventi e infine riprogettazione degli interventi già previsti.
Tra le proposte di modifica che coinvolgono le farmacie, la più importante riguarda appunto la componente 1 della Missione 5, Investimento 1.1.2, che stanzia 100 milioni di euro a beneficio delle farmacie rurali sussidiate delle aree interne per investimenti in tre aree: ottimizzazione della dispensazione del farmaco, partecipazione alla presa in carico del paziente cronico; erogazione di prestazioni di servizi di primo e secondo livello (tra i quali l’acquisto di dispositivi di telemedicina).
Il percorso, come riferisce la relazione del Governo con le proposte di modifica, prevede l’assegnazione del contributo «a 500 farmacie rurali in comuni delle aree interne con meno di 3.000 abitanti entro la fine del 2023», quindi «il sostegno ad altre 1.500 entro il secondo trimestre del 2026». Il fatto però, osserva la relazione, è che in base ai dati Istat «le farmacie rurali situate in aree interne e in comuni con meno di 3.000 abitanti sono 2.200», dunque occorrerebbe che a richiedere il contributo fossero quasi tutti i farmacisti titolari inclusi in tale categoria. Un target, ammette il Governo, che «può risultare di difficile conseguimento».
In sostanza, è il ragionamento, soltanto una parte delle farmacie rurali sussidiate delle aree interne hanno effettivamente presentato domanda per il finanziamento, dunque se si vuole esaurire il fondo a disposizione occorre allargare la platea al di là del perimetro inizialmente previsto. Peraltro, qualcosa in tal senso era già stato fatto: come si ricorderà, esattamente un anno fa l’Agenzia per la coesione territoriale aveva sospeso l’assegnazione dei fondi del Pnrr alle farmacie che avevano fatto richiesta in seguito ai rilievi mossi dagli ispettori della Commissione europea: i fondi della Missione 5 sono destinati allo sviluppo delle aree interne, dunque non possono usufruire dei finanziamenti le farmacie che, per quanto rurali sussidiate, non risiedono in tali zone.
A settembre il governo aveva messo un rattoppo con un emendamento al decreto Aiuti ter che prelevava 28 milioni di euro dal Fondo sviluppo e coesione 2021 per coprire le domande “congelate” dall’Agenzia per la coesione, adesso arriva l’ammissione che – effettivamente – le stime originarie del potenziale target erano sin troppo ottimistiche.
Ma nel documento del Governo ci sono anche altre proposte che riguardano da vicino le farmacie. Tra queste la ristrutturazione degli interventi previsti alla Missione 6 per la ristrutturazione della medicina territoriale: a causa dei rincari che con la guerra in Ucraina hanno colpito il settore dell’edilizia, si legge nel documento, si rende necessario tagliare da 1.350 a 936 le Case della comunità da realizzare, da 600 a 524 le Centrali operative territoriali e da da 400 a 304 i progetti per gli Ospedali di comunità. In aggiunta, sempre a causa dei costi lievitati di materie prime e componenti tecnologiche, si propone di rinviare di un anno, dal 2025 al 2026, il raggiungimento del target fissato dal Pnrr per lo sviluppo della telemedicina, ossia 200.000 pazienti assistiti a casa tramite sistemi a distanza.