La Lombardia è stata la prima delle unioni regionali di Federfarma a schierarsi contro eventuali escursioni del sindacato nei fondi d’investimento e quindi non poteva che essere uno dei suoi delegati, la presidente di Federfarma Cremona Rosanna Galli, ad aprire ieri la discussione in Consiglio nazionale. «Ho cominciato leggendo la delibera approvata dal nostro direttivo» spiega a FPress «e ho elencato una per una le motivazioni: l’ingresso in fondi d’investimento, per cominciare, rappresenterebbe una violazione dello statuto federale, che impone al sindacato di tutelare gli associati tutti allo stesso modo. Un fondo che acquista farmacie con l’aiuto di Federfarma, invece, determinerebbe una disparità insanabile tra i loro esercizi e i nostri e il sindacato non riuscirebbe più legittimato a rappresentare i farmacisti titolari a nessun tavolo. Per questo, ho concluso il mio intervento con un invito al senso di responsabilità di tutti i delegati, perché un eventuale voto favorevole avrebbe portato alla fine del nostro sindacato».
Nella discussione ci sono stati rappresentanti che hanno accusato il fronte del no di posizioni «retrograde», ma a ribattere e smentire ha subito provveduto il presidente di Federfarma Como, Attilio Marcantonio. «Siamo la regione con il maggior numero di farmacie del capitale» spiega «ho quindi fatto notare che con il capitale conviviamo e competiamo da lungo tempo. Ma qui la questione non è essere innovatori o conservatori: ho fatto l’esempio di un farmacista titolare che ha vicino una farmacia in difficoltà economiche la cui proprietà finisce un giorno nelle mani del fondo partecipato da Federfarma. Cosa deve pensare il farmacista, quanto potrà continuare a sentirsi tutelato? Dovesse sorgere un contenzioso con la farmacia di Federfarma, da che parte starà il sindacato? Quanta fiducia potrà nutrire il titolare nella sua associazione?».
Considerazioni dello tesso tenore anche dalle altre rappresentanze territoriali che si sono schierate con la Lombardia dalla parte del no. E che hanno convinto Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale, a «sospendere» il progetto. Anche se ai lombardi sarebbe piaciuto di più il verbo “cestinare”.