Inserite in un setting, quello dell’assistenza primaria, che tende sempre più spesso a sviluppare servizi organizzati a rete e strutturati sui due criteri della continuità assistenziale e della collaborazione integrata tra più figure professionali, la farmacia del territorio partecipa alle cure di primo livello «con una serie di prestazioni e funzioni che la rendono di fatto un Centro socio-sanitario polifunzionale», un luogo cioè qualificato non solo alla dispensazione del farmaco ma anche «all’offerta di prestazioni sanitarie e di consulenza». Emerge un’importante apertura di credito alla farmacia dei servizi dalle Linee d’indirizzo per lo psicologo in farmacia, il documento licenziato ad aprile dal gruppo di lavoro congiunto Ministero-professioni (per gli psicologi c’era il Consiglio nazionale dell’ordine, per le farmacie Federfarma e Ordine di Roma) con l’obiettivo di dare un inquadramento alle iniziative che si susseguono sul territorio.
Del documento FPress aveva già parlato estesamente in un articolo uscito ad aprile, ora l’argomento torna d’attualità perché l’altro ieri Federfarma ha distribuito le Linee d’indirizzo alle sue rappresentanze territoriali, con la raccomandazione di applicarne le indicazioni in caso di accordi sul territorio con Asl o psicologi. «Il documento rappresenta un accreditamento importante per la farmacia dei servizi» ricorda Luigi Zocchi, presidente di Federfarma Varese (dove da anni le farmacie offrono questo tipo di consulenza) e componente del gruppo di lavoro ministeriale in rappresentanza di Federfarma nazionale «e non è un caso che quei passaggi sulla farmacia inserita con i suoi servizi nel setting delle cure territoriali siano stati voluti proprio dal dicastero della Salute: lo psicologo in farmacia entra a pieno titolo tra le prestazioni della farmacia dei servizi e per questo ha bisogno che dovunque venga proposto obbedisca alle stesse regole deontologiche».
Zocchi, poi, non esita a rispondere a quei farmacisti che ieri, sui gruppi Facebook, hanno criticato le indicazioni fornite dalle Linee guida su gratuità del servizio e remunerazione degli psicologi. «Si tratta di obiezioni fuori luogo» tranquillizza Zocchi «il documento consiglia alle farmacie di non far pagare il servizio al paziente soltanto se all’origine c’è un finanziamento da parte di enti o associazioni. In caso di intesa tra singoli professionisti, l’unico suggerimento è quello di prevedere per lo psicologo un compenso equo rispetto al lavoro prestato, niente di più».