In Italia il consumo di antibiotici rimane bel al di sopra della media europea e nelle mappe che misurano la distribuzione in Europa dei batteri resistenti il nostro Paese è al primo posto assieme alla Grecia. L’allarme arriva dal Rapporto 2018 sull’uso degli antibiotici in Italia, redatto dall’Osservatorio medicinali dell’Aifa sulla base dei dati provenienti dalle farmacie del territorio e dal Nsis, il sistema informativo del ministero della Salute, e pubblicato ieri sul sito dell’Agenzia. L’anno scorso, dice la sintesi, il consumo di antibiotici in Italia, comprensivo degli acquisti privati, ha toccato le 21,4 ddd (dose definita die, cioè «l’unità giornaliera di farmaco necessaria al mantenimento della terapia nella sua indicazione principale», secondo la definizione dell’Oms) ogni mille abitanti, in crescita di quasi un punto e mezzo rispetto al 2017.
Circa l’85% delle dosi, ossia 18 ddd/1.000 abitanti, sono state erogate a carico del Ssn, attraverso le farmacie pubbliche e private e le strutture sanitarie pubbliche. A confronto con il 2017 l’andamento è pressoché stabile (-0,3%), così come stabile è la spesa procapite nazionale, pari a 14,3 euro. Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del Ssn (16,1 ddd/1.000 abitanti) viene erogato in regime di assistenza convenzionata, con ricetta compilata dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A) ammontano invece nel 2018 a 3,4 dosi ogni 1.000 abitanti, per una spesa pro capite di 1,69 euro.
Nella convenzionata si osserva una forte variabilità stagionale (da un minimo di 11,4 ddd/1.000 abitanti ad agosto a un massimo di 24,5 ddd/1.000 abitanti a gennaio) correlata ai picchi di sindromi influenzali, e anche una marcata variabilità regionale: 20,4 ddd/1.000 abitanti al Sud e nelle Isole, 16,9 ddd/1.000 abitanti al Centro e 12,7 ddd/1.000 abitanti al Nord. I dati, tuttavia, mostrano una crescente attenzione a un uso più attento degli antibiotici proprio nelle aree dove sono più utilizzati: Puglia e Calabria sono le due regioni dove nel 2018 si è registrata la contrazione più forte nei consumi (rispettivamente -4,5% e -3,3%), in Puglia e Toscana è stato osservato un consistente calo della spesa (-4,4% e -4,3% rispettivamente).
Sempre nell’ambito della convenzionata, le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano anche nel 2018 la classe di antibiotici dal maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni; in regime di assistenza ospedaliera, invece, le tre classi di antibiotici più prescritte sono le penicilline associate a inibitori delle beta-lattamasi, i fluorochinoloni e le cefalosporine di terza generazione. La lettura dei dati, prosegue il Rapporto, rivela che quasi il 50% delle prescrizioni non ha riguardato un antibiotico di prima scelta (penicilline ad ampio spettro e derivati nitrofuranici, come la nitrofurantoina) e quasi il 30% delle prescrizioni di antibiotici provenienti dalla medicina generale sono inappropriate per quasi tutte le condizioni cliniche analizzate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta). I tassi più elevati di inappropriatezza sono stati osservati al Sud e nelle Isole, nella popolazione femminile e negli individui di età avanzata.