Anche se in alcune regioni le quattro mensilità del 2021 non sono state ancora pagate, è già certo che le farmacie del territorio dovranno restituire una parte – quattro milioni di euro circa – di quanto intascato finora grazie alla remunerazione aggiuntiva. Lo rivela l’analisi condotta da Promofarma sulla base dei dati relativi alla spesa farmaceutica dell’ultimo quadrimestre 2021: a fronte di uno stanziamento da parte del ministero della Salute di 50 milioni di euro, la spesa effettivamente sostenuta dalle Regioni per la remunerazione aggiuntiva delle farmacie ammonta a 53,9 milioni.
Il disavanzo, come si legge in un articolo di Cronache Rurali, andrebbe addebitato all’andamento della spesa farmaceutica: la stima che aveva portato a quantificare in 50 milioni lo stanziamento per il 2021 si basava «sui consumi della convenzionata registrati nel 2020»; è probabile che a far saltare i conti siano stati un aumento delle confezioni di equivalenti dispensate, da cui una maggiore spesa per la quota premiale correlata, e un incremento delle farmacie a basso fatturato, che beneficiano di una remunerazione migliore.
Sulle cause serviranno altre analisi, spiega nell’articolo il presidente del Sunifar, Gianni Petrosillo, intanto però i quattro milioni di disavanzo fanno scattare la clausola finanziaria prevista dal decreto ministeriale del 29 ottobre: «Qualora dalla rendicontazione prodotta dalle farmacie risulti che le somme erogate siano superiori alle risorse disponibili, (le Regioni) procedono al recupero delle somme eccedenti secondo termini e modalità da concordarsi in sede locale con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative delle farmacie». Insomma i quattro milioni andranno restituiti, a fronte peraltro di 50 milioni intascati in aggiunta al normale fatturato Ssn.
Ogni Regione, poi, dovrà trattare recuperi differenti, perché se il disavanzo ammonta globalmente a circa 4 milioni di euro (cioè va recuperato l’8% circa di quanto versato), a livello locale i conti differiscono considerevolmente. Per cominciare ci sono tre Regioni (Lazio, Puglia e Sicilia, vedi tabella sopra di Promofarma) che alle farmacie non dovranno chiedere niente indietro, perché chiudono con un leggero avanzo. Dove c’è uno sfondamento, invece, l’entità della somma da restituire varia non poco: in Campania, per esempio, le farmacie dovranno ridare lo 0,7% di quanto intascato (32mila euro circa), in Friuli Venezia Giulia invece andrà rimborsato quasi il 40% (353mila euro circa su 1,2 milioni).
Non saranno calcoli facili, perché le farmacie hanno beneficiato in proporzione differente della nuova remunerazione e quindi dovranno restituire nella stessa misura. Dove invece si è registrato un avanzo, l’eccedenza verrà utilizzata per retribuire le vaccinazioni in farmacia. Intanto, già si valuta cosa accadrà nel 2022 con la remunerazione aggiuntiva, per la quale sono stati stanziati 200 milioni. A quanto risulta, alcune Regioni avevano previsto con largo anticipo lo sfondamento e hanno rimandato il pagamento della remunerazione aggiuntiva a quando sarà noto il consuntivo della spesa farmaceutica 2021, per evitare di dover poi chiedere indietro quanto versato in eccedenza. Quest’anno altre Regioni potrebbero essere tentate di fare la stessa cosa.