Le farmacie del territorio potrebbero cominciare a intascare soltanto da gennaio le mensilità della remunerazione aggiuntiva di cui all’articolo 20 del decreto legge 41/2021. Uno slittamento che non toglie nulla allo stanziamento complessivo – 200 milioni in due anni, 50 per il 2021 e 150 per il 2022 – ma potrebbe spostare all’inizio del nuovo anno la corresponsione in dcr dei compensi (che il decreto attuativo del ministero della Salute, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 ottobre, faceva partire dalla mensilità di settembre).
L’ostacolo che sta frenando l’avvio dei pagamenti risale al “fee” di 12 centesimi che le farmacie dovrebbero intascare per ogni confezione di equivalente – tra quelli elencati nelle liste di trasparenza dell’Aifa – il cui prezzo è pari alla quota di rimborso. A febbraio l’Aifa aveva emanato una determinazione che ha sfrondato le liste di circa 540 referenze, che sono finite nel calderone del Prontuario e quindi sarebbero escluse dall’incentivo dei 12 centesimi. Federfarma aveva impugnato davanti al Tar il provvedimento, ma il giudizio di merito arriverà solo nel prossimo marzo. E così tra le Regioni è in atto un confronto sull’interpretazione delle norme.
Di qui l’allungamento dei tempi, che potrebbe anche rimandare all’anno nuovo i primi pagamenti. Almeno nelle Regioni dove ancora non si è consolidato un orientamento: secondo quanto trapela dalle software house, nessuno ha ancora inviato le indicazioni tecniche necessarie ad aggiornare i gestionali e se nei prossimi giorni non ci saranno novità diventerà difficile che i primi compensi vengano inseriti nella dcr di novembre, con pagamento verso la metà di dicembre; in tal caso si passerà alla dcr di dicembre, con liquidazioni nel nuovo anno.