Torna già a rivedersi a una settimana dalla riunione di insediamento il tavolo costituito giovedì scorso da Federfarma, Assofarm, Adf e Federfarma Servizi per rimettere le gambe alla riforma della remunerazione. Appuntamento domani nella sede del sindacato titolari, dove si comincerà a ragionare su numeri, redditività e margini per mettere alla prova modelli e proposte. Intanto i frammenti di resoconto che arrivano dalla riunione di giovedì scorso cominciano a dare un’idea del lavoro che attende le quattro organizzazioni: al primo giro, infatti, è subito emersa una distanza tra Assofarm e Federfarma sul modello dal quale partire per simulazioni e calcoli. L’associazione delle farmacie pubbliche, infatti, ha riconfermato la propria preferenza per il cosiddetto sistema misto, quota fissa più margine, che rappresentava la base della trattativa con l’Aifa del 2012, chiusa (come si ricorderà) con un accordo poi respinto dal Mef.
Nella riunione di giovedì, invece, Federfarma ha messo sul tavolo una bozza di modello del tutto inedita, che – in sintesi – remunera i titolari con una quota fissa soltanto e lascia al Ssn l’acquisto diretto dei farmaci della convenzionata (che verrebbero poi trasferiti alle farmacie con cessione di contratto). A queste condizioni – è il piano della Federazione – le Regioni dovrebbero mostrarsi molto più accondiscendenti verso le richieste delle farmacie per riavere la distribuzione di tutti i farmaci, innovativi compresi. E anche Farmindustria, che finora ha sempre osteggiato ogni riforma della remunerazione, potrebbe essere convinta a farsi più morbida, perché nella sua proposta Federfarma ha anche previsto un sistema di “dual price” (prezzo Ssn e prezzo al pubblico) diretto a scoraggiare il parallel trade.
Ma queste sono soltanto bozze, che ora il tavolo sulla remunerazione dovrà analizzare, testare, discutere e limare. Il percorso è soltanto all’inizio, da qui in avanti comincia il lavoro di sostanza.