La remunerazione mista che Federfarma e Assofarm aspettano di poter presentare a Governo e Aifa non danneggia il farmacista titolare al quale la cooperativa riconosce una scontistica agevolata, scontistica che rimarrà invariata anche dopo il passaggio al muovo modello. E’ quanto scrive il vicepresidente di Federfarma nazionale, Vittorio Contarina, nella lettera aperta inviata ieri allo Studio Sediva per correggere l’analisi proposta dal commercialista Roberto Santori nella newsletter aziendale dell’altro ieri. Approfittando del quesito proposto da una farmacia cliente, l’esperto aveva messo a confronto remunerazione attuale e sistema misto elaborato da Federfarma per evidenziarne le differenze concettuali. L’evidenza principale che scaturiva da tale analisi riguardava appunto la scontistica agevolata di cui gode la farmacia tramite la propria cooperativa (32% medio), che per Santori si perderebbe in caso di passaggio alla nuova remunerazione (per una perdita, nel caso specifico, di 134 euro al mese).
A giudizio di Contarina, però, la simulazione di Sediva conterrebbe un errore di fondo: il sistema misto non incide sui margini dei segmenti della filiera che stanno a monte, quindi gli accordi commerciali con la distribuzione intermedia restano intatti. Nello specifico caso, scrive il vicepresidente di Federfarma, la farmacia «ha uno sconto del 32% dalla cooperativa, quindi vuol dire che paga il 68%: il 66,65% all’industria più l’1,35% alla cooperativa», che le “lascia” uno sconto dell’1,65%. A fronte di un importo netto mensile Ssn che nel caso specifico ammontava a 35.358 euro, tale percentuale si traduce in un extrasconto di 583 euro, che detratta la “perdita” stimata da Sediva (134 euro) dà un attivo di 449 euro. E cioè esattamente lo stesso incremento di cui gode – nella simulazione di Santori – la farmacia che beneficia esclusivamente dello sconto di legge (30,35%).
Per Contarina, infine, la stima di Sediva peccherebbe di altri due errori: «Nel calcolare l’importo netto della dcr attuale» si legge nella lettera «non è stata dedotta l’iva, cosa che determina un margine per la farmacia inferiore a quanto calcolato nell’analisi». Inoltre, «il computo del 7% (quale quota marginale della nuova remunerazione, ndr) va effettuato sul prezzo al pubblico al netto dell’iva».