«La politica ha dato le risposte che ci attendevamo e sono quindi soddisfatto». È il giudizio con cui Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale, tira le somme dell’Assemblea pubblica di mercoledì scorso, dove il sindacato titolari ha presentato a partiti e candidati la propria piattaforma in vista delle elezioni del 25 settembre. E se è vero che in campagna elettorale si fanno spesso facili promesse, osserva, è altrettanto vero che «una buona parte delle nostre istanze è già in avanzato stato di realizzazione, quindi non serviranno grandi sforzi per concretizzarle».
Ma quali sono le richieste del sindacato? All’assemblea pubblica, Cossolo le ha passate in rassegna punto per punto. Innanzitutto c’è la riforma della remunerazione, che il sindacato porta avanti dal 2017: il sistema dei margini, ha ribadito mercoledì Cossolo, non garantisce più la sostenibilità del servizio, non incentiva la sostituzione generica e rende diseconomica la dispensazione in farmacia dei farmaci ad alto costo. L’intenzione del sindacato è quella di adottare un sistema misto – quota fissa a pezzo più margine percentuale sul prezzo al pubblico, come in Francia e Germania – e, come ha detto Cossolo in Assemblea, il lavoro è ormai fatto al 70%. «Abbiamo condiviso i numeri con il Ministero» ripete a FPress «abbiamo ottenuto la validazione dell’Aifa e abbiamo trasmesso la nostra proposta al Mef perché venga inserito nella prossima Legge di bilancio. Se non passerà, sarà perché qualcuno si è messo di mezzo».
È vero peraltro che l’Aifa, al momento di validare il modello e le griglie tariffarie elaborate da Federfarma, ha fatto qualche ritocco al ribasso. «Corretto» conferma Cossolo «ma all’origine c’è una differente stima delle confezioni vendute: noi abbiamo lavorato sui numeri di Promofarma, l’Aifa invece ha quelli delle dcr ed è venuto fuori che tra le due base dati c’è una differenza di circa 9 milioni di confezioni, da cui le correzioni alle griglie. In ogni caso, la sostanza cambia di poco».
L’altra richiesta riguarda il rinnovo della convenzione: l’attuale, ha detto Cossolo mercoledì, è vecchia di 24 anni e anche l’Atto d’indirizzo delle Regioni su cui le farmacie private e la Sisac stanno trattando da quattro anni è ormai obsoleto: «Abbiamo condiviso con il ministero della Salute» ha rimarcato il presidente di Federfarma «che è necessario aggiornarlo». Si vedrà, visto che il dicastero – nei rinnovi convenzionali – non ha alcuna voce in capitolo. In ogni caso, dal rinnovo della Convenzione il sindacato si aspetta l’inquadramento e la stabilizzazione (tariffe comprese) della farmacia dei servizi e aggiornamenti significativi su temi come l’indennità di residenza alle farmacie rurali sussidiate.
Infine, c’è il capitolo competitività: l’ingresso dei capitali nella farmacia, ha detto Cossolo, crea potenziali squilibri di mercato tra le grandi catene e le farmacie indipendenti; vanno quindi messi in campo strumenti che sostengano la capacità concorrenziale dei farmacisti titolari: va consentita al farmacista titolare di detenere una seconda farmacia (cosa oggi possibile solo se è in società); va consentito l’ingresso in forma minoritaria nella titolarità delle farmacie del “capitale paziente” (o permanent capital, che obbedisce a logiche di medio-lungo termine), va infine aperta la porta al work for equity, che consente di remunerare il lavoro (libero-professionale) anche con partecipazioni azionarie.
«In questi due anni di pandemia abbiamo dimostrato ciò di cui è capace la rete delle farmacie territoriali» è la sintesi di Cossolo «è il momento di dare continuità e stabilità a tutto questo con misure che mettano a sistema le nuove attività».