filiera

Remunerazione, Nocentini: prima dei modelli serve una strategia

5 Marzo 2019

Il modello di remunerazione delle farmacie va senz’altro rivisto, perché l’erosione della marginalità legata al calo dei prezzi e alla distribuzione diretta è sotto gli occhi di tutti. Ma vanno evitati passi azzardati e transizioni troppo brusche, perché stavolta proprio non si può sbagliare. E’ l’avvertimento che il presidente di Federfarma Toscana, Marco Nocentini Mungai, ha lanciato il primo marzo all’assemblea generale del sindacato nel corso del dibattito sulla nuova remunerazione. FPress lo ha raggiunto per approfondirne orientamenti e valutazioni.

Nocentini, qual è a suo giudizio la metodologia di lavoro che in tema di remunerazione dovrebbe seguire il consiglio di presidenza?
Come ho detto ai delegati, è fondamentale lavorare senza fretta e con cautela, valutando i vari modelli e le loro ricadute. Prendiamoci tutto il tempo che serve, perché ormai la redditività della spesa convenzionata è talmente risicata che se sbagliamo bersaglio ci faremmo molto male.

Inizialmente i vertici di Federfarma sembravano propendere per un sistema basato esclusivamente su una quota fissa, ora sembrano esserci stati ripensamenti. Qual è il suo pensiero?
Meglio non rinunciare del tutto al margine sul prezzo di vendita. Io sono per un modello misto costituito da quota fissa più margine, cui poi si aggiungono una serie di onorari professionali per i servizi o per la complessità della dispensazione.

In un’intervista pubblicata sabato da FPress anche il vicepresidente di Farmindustria, Emilio Stefanelli, ha scartato l’idea di una remunerazione basata soltanto sulla quota fissa…
Sulla riforma della remunerazione mi aspetto da Farmindustria una fattiva collaborazione, altrimenti ognuno si assumerà le proprie responsabilità.

E l’ipotesi di lasciare alle Regioni l’acquisto di tutti i farmaci, anche quelli della Convenzionata? Pure questa era un’ipotesi di lavoro sul tavolo di Federfarma…
Il sistema farmacia non potrebbe sopportare la perdita dell’acquisto del farmaco. Si generebbe un gap finanziario che finirebbe per far saltare molte farmacie.

Da quale Paese trarre ispirazione? Francia, Germania?
La mia idea è che occorre andare a vedere cosa succede in Europa per trarre insegnamenti e indicazioni. Ma è anche fondamentale non tenere gli occhi soltanto sulla numerica ma avere anche uno sguardo strategico. Per esempio, sarebbe sbagliato innamorarsi di un modello e difenderlo a tutti i costi quando invece l’obiettivo finale dovrebbe essere quello di incrementare le risorse a disposizione della farmacia.

In cambio di che cosa?
Di quello che già facciamo, per cominciare: le farmacie stanno aperte 10 ore al giorno sette giorni su sette e forniscono alla cittadinanza un servizio di prim’ordine. Già per questo, quello che oggi percepiamo non è più adeguato.