Al di là di un esordio caratterizzato da luci e ombre, alla rev va riconosciuto il merito di avere spinto medici veterinari e farmacisti a dialogare e conoscersi come mai era accaduto. E proprio per questo, sarebbe auspicabile che in tutte le regioni si aprissero tavoli e occasioni di confronto tra le due professioni sui principali problemi della prescrizione e della dispensazione dei farmaci veterinari. Lo ha detto Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, nel suo intervento al convegno organizzato ieri dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) nella cornice di Zoomark 2019, la fiera bolognese della veterinaria. Dedicato a un’analisi delle incombenze della rev per medici e farmacisti, l’incontro è servito soprattutto a sciogliere i dubbi degli operatori sulle novità della ricetta veterinaria dematerializzata.
Chiarimenti, importanti, in tal senso, sono giunti dal dirigente del ministero della Salute Salvatore Macrì, che ha riletto a beneficio della platea i passaggi chiave del Manuale operativo approntato dal dicastero. «Di fatto» ha tranquillizzato «il passaggio alla rev non ha cambiato di una virgola le regole prescrittive vigenti». Permangono alcune criticità, passate in rassegna dal presidente dell’Anmvi, Marco Melosi, e dal consigliere di Federfarma nazionale Achille Gallina Toschi: il sistema, per esempio, consente prescrizione e spedizione dei veterinari stupefacenti nonostante le norme di legge mantengano per questi prodotti la ricetta cartacea; in banca dati compaiono Aic di medicinali non in commercio; infine, l’indisponibilità scatta anche quando il farmaco richiesto è in commercio con un numero differente di unità posologiche.
In ogni caso, ha spiegato il segretario di Federfarma Milano, Giampiero Toselli, l’operatività tende a normalizzarsi giorno dopo giorno e in Lombardia è ormai a regime grazie agli adeguamenti apportati al Siss, il Sistema informativo sanitario regionale, che funziona in modalità Sar anche per la ricetta elettronica veterinaria.
Intanto da Zoomark arrivano anche dati aggiornati sulle dimensioni del mercato della veterinaria per gli animali da compagnia: sono 60 milioni i pet che vivono nelle case degli italiani (7,3 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 30 milioni di pesci e 1,8 milioni di piccoli mammiferi) e in media possiede un gatto o un cane il 39% circa degli italiani. La maggiore concentrazione si registra nel Nord Est Italia, dove la percentuale sale al 46,4%, la più bassa invece al Nord Ovest dove la percentuale è pari al 34,9%. Le famiglie con un cane sono 27,1% quelle con un gatto il 18,3%.