«Mai successo prima, per colpa di quel manifesto ho passato la domenica al telefono con farmacisti e rappresentanti di Federfarma e Fofi. Mi ha chiamato persino il Ministero». Chi parla è Marco Melosi, presidente dell’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) e il manifesto cui fa riferimento è quello ritratto nella foto che tra venerdì e sabato è circolata su alcuni gruppi Facebook di farmacisti titolari: una locandina, appesa nell’ambulatorio di un veterinario, che sembra invitare i proprietari di pet ad approfittare della cessione diretta del farmaco.
Presidente Melosi, come avrà capito il manifesto – che in calce riporta la sigla della sua associazione – ha fatto infuriare i farmacisti: quasi non bastassero gli effetti della rev…
Ripeto anche a lei quello che ho detto a tutti gli altri: quella locandina è di una campagna del 2012 che lanciammo per ricordare le disposizioni della legge 193/2006, poi integrata dal decreto Balduzzi. Non so dove sia stata fatta quella foto e quale ambulatorio esponga ancora quel manifesto, ma è una cosa di dieci anni fa.
Comunque, è la prova che la rev ha messo in crisi i rapporti tra veterinari e farmacisti…
Diciamo che la rev ha generato alcuni problemi, legati anche all’inadeguata conoscenza della normativa da parte di fette di entrambe le categorie.
I farmacisti dicono che con l’arrivo della ricetta elettronica parecchi veterinari si sono messi a dispensare…
Allora chiariamo: la 193/2006 autorizzava il veterinario a dispensare ai proprietari confezioni prelevate dalla propria scorta, purché fossero già aperte e servissero per l’inizio della terapia. Successivamente, il decreto Balduzzi ha permesso la consegna anche di scatole ancora integre, ma sempre nell’ambito di una visita. Il medico che fornisce un farmaco al di fuori della prestazione commette un illecito.
Ad ascoltare gli sfoghi dei farmacisti, sembra siano molti i veterinari che con la rev hanno cominciato a dispensare…
Una parte non lo fa perché neanche gli conviene, se lo mettono nella prestazione professionale pagano l’iva al 22% mentre il farmaco ha l’iva al 10%.
E gli altri?
Dobbiamo essere sinceri sulla questione: prima della rev, poteva succedere che in farmacia si dispensasse l’antiparassitario senza ricetta; oggi invece si deve per forza mandare il cliente dal veterinario. Se quest’ultimo, alla richiesta del proprietario, dice «allora te lo do io» sbaglia perché non c’è visita. Ma nella maggior parte dei casi il medico fa la ricetta, poi magari il proprietario va in un’altra farmacia.
Non è che a forza di rinfacciarsi irregolarità, sta diventando un gioco al massacro?
E infatti è proprio quello che dobbiamo evitare, tutti quanti. Il tavolo che avevamo avviato con Fnovi (l’Ordine dei medici veterinari, ndr), Fofi e Federfarma si è già arenato dopo il primo incontro. Abbiamo chiesto allora al Ministero che sia lui a convocare un gruppo di lavoro, dove affrontare assieme tutti i problemi ed evitare strappi tra le due categorie che farebbero soltanto male. Lo dico a tutti, Federfarma e Fofi comprese: dobbiamo lavorare di comune accordo per difendere i virtuosi, non possiamo permetterci di diffondere messaggi che attizzano polemiche o alimentano la cultura del sospetto e del fango.
D’accordo però una cosa la deve chiarire: il veterinario che, come diceva, preleva dalla sua scorta un farmaco per darlo al paziente, come si regola con la rev?
Se il farmaco viene utilizzato nella struttura per una prestazione professionale, non va tracciato. Se invece viene dispensato al cliente nell’ambito della visita, il medico deve innanzitutto fatturarlo, com’è ovvio, e quindi scaricarlo da Vetinfo come cessione, utilizzando una specifica funzione del portale.