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Riclassificazioni da Pht a classe A, la nomination è per le glifozine

18 Marzo 2025

La semi-ufficialità è arrivata dal convegno organizzato il 13 marzo dal ministero della Salute per tirare le somme della riclassificazione delle gliptine dal canale della diretta a quello della spesa convenzionata: saranno quasi certamente le glifozine la prossima classe di antidiabetici a cambiare regime distributivo con la nuova “lenzuolata” che l’Aifa si prepara a varare secondo quanto prevede il comma 224 della Legge di bilancio 2024 sull’accessibilità dei farmaci di uso consolidato.

E non bisognerà neanche attendere tanto: il Tavolo tecnico per il monitoraggio della spesa, istituito dallo stesso comma per vigilare sull’andamento dei conti in base alle riclassificazioni già effettuate e quelle a venire, si è riunito la settimana scorsa per proseguire le valutazioni e gli annunci di Aifa e Ministero di un provvedimento entro la fine del mese hanno una buona dose di attendibilità.

Rimangono peraltro alcune incognite, la più importante delle quali riguarda l’atteggiamento delle Regioni: come si ricorderà, l’estate scorsa la Toscana aveva presentato ricorso al Tar contro la determina dell’Aifa sulle gliptine, un ricorso che ancora attende di essere esaminato nel merito e quindi getta un’ombra di incertezza sui nuovi provvedimenti in arrivo. Anche perché nelle motivazioni la Regione contesta le ottimistiche cifre messe sul tavolo dal Ministero: per la Salute la riclassificazione delle gliptine ha fatto risparmiare al Ssn quasi dieci milioni di euro, la Toscana sostiene di rimetterci poco più di tre milioni.

Non va infatti dimenticato che alcune Regioni (oltre alla Toscana l’Emilia Romagna, per esempio) fanno quadrare i conti giocando tra i canali di spesa come se fossero vasi comunicanti: quello che risparmiano nella convenzionata lo usano per coprire i passivi della diretta, considerato che di quest’ultima rispondono soltanto per metà della somma. Per queste Regioni dunque, spostare farmaci dalla diretta alla convenzionata significa ridurre gli avanzi di spesa da spostare da un piatto all’altro.

 

 

C’è però anche un altro elemento da considerare ed è emerso con chiarezza dalla relazione che il direttore generale dell’Aifa, Pierluigi Russo, ha fatto al convegno del Ministero di giovedì scorso: per individuare le categorie terapeutiche papabili per una riclassificazione, ha spiegato, l’Agenzia utilizza una formula (decisamente complessa) che mette a confronto il costo che genera la distribuzione di tali molecole nel canale della diretta con quello che genererebbe nel canale della convenzionata. Tale formula considera tra le variabili i cosiddetti sconti confidenziali (ossia i ribassi di prezzo che l’industria concede ai servizi sanitari regionali) e anche il cosiddetto “costo del servizio”, ossia quanto le Regioni spendono per la distribuzione del Pht da parte delle farmacie del territorio. In questo caso, però, l’Agenzia fa la media tra i compensi praticati nelle diverse Regioni (vedi sotto dal Rapporto Osmed 2023), con il risultato che dove le farmacie percepiscono per la dpc i compensi più bassi il risparmio derivante dalla riclassificazione nella convenzionata è inferiore rispetto a dove le farmacie sono pagate meglio.

 

 

Ecco allora spiegato non solo il ricorso della Toscana dell’estate scorsa, ma anche le voci recenti secondo le quali qualche Regione avrebbe riconfermato le sue perplessità sulla nuova riclassificazione, anche al Tavolo di monitoraggio. Non siamo al braccio di ferro, ma qualcuno avrebbe comunque consigliato di mettere in stand by la nuova lenzuolata sino al pronunciamento del Tar Toscana.