Anche se è rimasto fuori dal Milleproroghe per incompatibilità della materia, l’emendamento che riordina i tetti della spesa farmaceutica (spostando 500 milioni circa dalla convenzionata agli acquisti diretti) non è andato in naftalina ma rimane soltanto in stand-by, con il Governo che studia come infilarlo sulla prima diligenza utile. Del resto, come ricordava l’altro ieri un articolo del Sole 24 Ore, il provvedimento non fa che dare sostanza a uno dei tasselli della governance farmaceutica concordata da Governo e Regioni nel nuovo Patto per la Salute, firmato a dicembre. Né va dimenticato che alla riorganizzazione dei tetti ha detto più volte sì lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza (l’ultima a metà gennaio), in termini molto prossimi a un impegno personale.
In Federfarma, ovviamente, c’è piena consapevolezza sulla persistenza della minaccia, che in realtà non riguarda soltanto il riordino dei tetti per il 2020 (dal 7,96 al 7,52% la convenzionata, dal 6,69 al 7,13% l’ospedaliera più diretta-dpc) perché l’intenzione del governo è anche quella di rivedere il prontuario entro giugno. La novità sta generando preoccupazione per gli effetti che ne deriverebbero sulla sostenibilità delle farmacie. E intanto la principale contromisura che il sindacato aveva messo in cantiere per contrastare questo tipo di interventi, cioè la riforma della remunerazione, rimane ancora una grande incognita.
A ottobre, come si ricorderà, Federfarma e Assofarm avevano inviato a ministero della Salute e Aifa una proposta che ancora deve sfociare in una negoziazione vera e propria. Si sta occupando del dossier il capo della segreteria tecnica di Speranza, Giovanni Bissoni, ex assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, ex componente del cda dell’Aifa e (ciò che forse più conta) componente del tavolo di esperti che poco più di un anno fa aveva redatto il documento sulla governance farmaceutica dell’allora ministro Grillo. Tra le cui misure, guarda caso, c’erano il riordino dei tetti e la revisione del prontuario.
Bissoni, in sostanza, conosce a fondo la materia e per questo ha già fatto sapere a Federfarma e Assofarm di non avere preclusioni ad aprire con le farmacie un tavolo di confronto sulla nuova remunerazione ma, a quanto pare, avrebbe fatto capire che le Regioni non intendono rinunciare a un solo euro e che incrementi di spesa non sono sostenibili. La partita, in ogni caso, resta aperta ma si fa in salita.