Quando si riducono fondi e finanziamenti alle farmacie del territorio, a patire non sono soltanto i farmacisti ma anche gli assistiti, che finiscono per coprire di tasca propria quello che il servizio pubblico non copre più. Non è un enunciato particolarmente nuovo, ma dare conto dei casi concreti che la cronaca registra fornisce materiale da rigirare quando occorre a politici e amministratori della sanità. Ed ecco allora la vicenda di Lloys Pharmacy, catena inglese di oltre 1.500 esercizi, che una settimana fa ha annunciato la decisione di mettere a pagamento due dei suoi servizi più popolari, lo screening del diabete e il controllo della pressione arteriosa. I due esami – oltre due milioni di richieste in un anno – vengono forniti da mercoledì scorso a un prezzo di 5 e 3 sterline rispettivamente (5,67 e 3,40 euro), sulla base di una decisione che i vertici del gruppo hanno giustificato con le difficoltà in cui versano le farmacie inglesi.
All’origine di tutto, come spiega in un editoriale la rivista specializzata Chemist&Druggist, i tagli ai finanziamenti del servizio farmaceutico impartiti in vari esercizi finanziari dal governo britannico. Gli effetti hanno portato alla chiusura di circa 140 farmacie tra il novembre 2016 e il maggio 2018, cui vanno aggiunte le massicce vendite avviate dalle principali catene (Lloyds Pharmacy, che in Italia è presente con Lloyds Farmacia, ha dovuto cedere circa 200 esercizi). In più sono state avviate massicce riorganizzazioni, che nel caso dell’insegna del gruppo McKesson ha comportato il ridimensionamento del servizio di recapito domiciliare gratuito e, come detto, il pagamento dei due servizi su diabete e pressione arteriosa. «Le continue pressioni sui costi» spiega Nigel Swift, direttore retail e marketing di Lloyds Pharmacy «hanno reso la gratuità insostenibile».
Per James Waldron, editor di Chemist&Druggist, la politica dovrebbe trarre da casi come questo le dovute riflessioni. «Il governo» scrive «ha sempre misurato l’impatto dei tagli riferendosi al numero di farmacie che sarebbero state costrette a chiudere. Le chiusure ci sono state e per il governo il costo è stato accettabile». Non è stata considerata, invece, l’erosione che le economie di spesa avrebbero comportato sul fronte dei servizi, un’erosione che – come dimostra il caso Lloyds Pharmacy – non dà segni di attenuamento.
«Le notizie che giungono alla rivista» continua Waldron «dimostrano che le farmacie di ogni livello stanno considerando – o lo hanno già fatto – di rivedere la loro offerta di servizi». Oltre a valutare l’impatto dei tagli sulla rete delle farmacie, si chiede allora il giornalista, «il governo ha misurato le ricadute sulla salute pubblica derivanti dalla chiusura o dal calo dei controlli gratuiti del diabete e dei test della pressione sanguigna? Come si inseriscono i casi come quello di Lloyds Pharmacy nelle strategie del governo sulla prevenzione?». Domande interessanti, che con qualche aggiustamento alla realtà italiana, potrebbero essere rivolte anche ai decisori di casa nostra.