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Sfi, aperto il cantiere dei progetti. La base restano le 1.500 farmacie del 2018

8 Giugno 2023

Tre progetti in pipeline, uno già partito e gli altri al via tra estate e autunno, e un’intensa attività promozionale per ricostituire la platea degli associati. È il programma per il 2023 di Sistema farmacia Italia, la società fondata nel 2018 da Federfarma e Federfarma Servizi (socie al 50% con cinquemila euro di capitale ciascuna) perché tessesse la famosa “rete delle reti”. Non s’è fatto nulla, poi nel dicembre scorso il “risveglio” con il protocollo tra Sfi e Federfarma.co, che metteva a disposizione della prima le risorse delle cooperative dei farmacisti, e ora il cantiere per la ripartenza. Il punto con Maurizio Stroppa, amministratore delegato di Sistema farmacia Italia e direttore generale di Federfarma.co.

Stroppa, da un paio di mesi Sfi è presenza fissa a quasi tutti gli eventi che riguardano il mondo della farmacia, per mettere sul tavolo i nuovi progetti della società. A che punto siete?
Un progetto, quello con Menarini sull’ansia lieve, è partito dal primo maggio: si tratta di un corso Ecm rivolto ai farmacisti per specializzarli nella gestione del paziente. L’obiettivo, in sostanza, è quello che creare una rete di farmacie “esperte” che siano di riferimento alle persone che soffrono di questo disturbo. Attualmente abbiamo più di 900 partecipanti, ma il corso si protrae sino a dicembre e l’obiettivo è arrivare a diecimila. A settembre, invece, dovrebbe partire un progetto in area cardiologica con Bayer, rivolto a una trentina di farmacie: una volta formate raccoglieranno dati attraverso i servizi di telemedicina di cui dispongono. Infine, a ruota, il progetto pilota sull’urologia e l’ipertrofia prostatica: anche in questo caso ci sarà una formazione, quindi le farmacie coinvolte – 25 in tutto – somministreranno a 500 pazienti il questionario Ipss per la valutazione dei sintomi urinari.

Quello che non si riesce a capire è il numero degli iscritti di cui oggi dispone Sfi. Il primo anno furono in 1.500 a versare la quota una tantum, e già allora si disse che erano poche per fare campagne di screening. Oggi qual è la situazione?
Poiché non s’è fatto più niente, Sistema farmacia Italia non ha più chiesto altri contributi a chi aveva versato quell’una tantum né ha cercato nuove adesioni. A marzo abbiamo avviato una ricognizione tra le farmacie che il primo anno si erano iscritte per mappare con precisione servizi offerti e strumentazione disponibile. In questo modo sarà possibile coinvolgerle nei progetti a venire in modo mirato.

Quante farmacie hanno risposto finora alla vostra ricognizione?
Più o meno la metà delle 1.500 di cui s’è detto.

Verrà chiesto un nuovo contributo?
No perché la quota 2018 di fatto non è mai stata utilizzata.

E se qualche farmacia che non fa parte di quel primo scaglione volesse partecipare ai progetti?
Qualsiasi farmacia che vuole entrare in Sfi deve versare, come le altre, il contributo una tantum. I progetti potranno poi essere estesi anche ai network delle cooperative.