Affidabili, competenti e disponibili. È l’identikit dei farmacisti che emerge dalla ricerca realizzata da Ipsos per la Fofi e presentata ieri a Roma in un eventi cui hanno partecipato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Quasi otto cittadini su dieci (77%) hanno fiducia nel farmacista e lo considerano un professionista competente e accessibile al quale rivolgersi per la gestione della propria salute. Per la maggior parte degli italiani, negli ultimi tre anni la farmacia ha rappresentato un presidio sanitario di riferimento sul territorio, svolgendo un ruolo di pubblica utilità attraverso l’erogazione di una molteplicità di servizi. Dal canto loro, i farmacisti sono pienamente consapevoli (86%) dell’evoluzione del proprio ruolo e della fiducia che ispirano alla stragrande maggioranza dei cittadini, sebbene non manchi qualche criticità: su tutte, l’eccessivo carico di burocrazia che grava sull’attività quotidiana in farmacia.
L’indagine è stata condotta tra novembre e dicembre su un campione di mille italiani – rappresentativo della popolazione maggiorenne – e 400 farmacisti. L’obiettivo è stato quello di analizzare l’evoluzione nel percepito della figura del farmacista nel corso e all’indomani della pandemia, per valutare, tra l’altro, le aspettative e i bisogni della popolazione italiana all’indomani del Covid, e approfondire le principali sfide per la Professione alla luce del ruolo sempre più strategico che al farmacista è riconosciuto all’interno del Servizio sanitario nazionale.
Secondo la ricerca, il 93% degli italiani ha una farmacia di riferimento, scelta motivata da tre aspetti principali: la fiducia (per il 37% degli intervistati) e la conoscenza del professionista (28%), la vicinanza (57%) e la soddisfazione per il servizio offerto (42%). A ‘legare’ i cittadini al farmacista sono inoltre le conoscenze in campo farmaceutico, la competenza nel consigliare la soluzione più appropriata alle proprie esigenze di cura e la qualità dell’assistenza, garantita dalla disponibilità e dalla continuità del servizio.
«Negli ultimi tre anni i farmacisti sono stati al fianco degli italiani per dare le migliori risposte possibili ai loro bisogni di salute, contribuendo a rendere la sanità più accessibile per tutti i cittadini» ha detto Andrea Mandelli, presidente della Fofi «la pandemia ha rafforzato la percezione e il nostro ruolo sul territorio: siamo riusciti ad essere il perno del Ssn somministrando tamponi e vaccini, trasformando messaggi di posta elettronica e sms in ricette digitali e dispensando terapie complesse. Se tutto questo è stato possibile, lo si deve alla professionalità dei farmacisti, alla volontà di arricchire le proprie competenze al servizio della collettività, alla prontezza e alla capacità di adattamento anche sul fronte tecnologico. La fiducia che i cittadini ripongono nei nostri confronti ci rende orgogliosi e ci ripaga del lavoro svolto con responsabilità e impegno instancabile, in tutto il Paese».
Ma la principale conferma del ruolo dei farmacisti, di autentico avamposto del servizio sanitario sul territorio, sono i desiderata degli italiani rispetto ai servizi che vorrebbero fossero erogati e/o potenziati nella rete delle farmacie territoriali: prenotazione di visite specialistiche ed esami (26%), vaccinazione antinfluenzale (19%), analisi di primo livello come la misurazione di pressione e colesterolo (18%), servizi infermieristici in farmacia (18%) e a domicilio (17%). Secondo gli italiani, dunque, la farmacia del futuro dovrà essere sempre più un luogo dedicato alla prevenzione e alla presa in carico, oltre ovviamente alla tradizionale attività di dispensazione del farmaco. Un’aspettativa che si sposa perfettamente con il modello della Farmacia dei Servizi la cui piena realizzazione – anche attraverso il potenziamento della telemedicina e il deblistering dei farmaci, indicati dai farmacisti intervistati come due servizi chiave per migliorare l’assistenza sul territorio – consentirà di andare incontro ai bisogni dei cittadini e alle esigenze di efficientamento del SSN.
Sul fronte della prevenzione, l’80% degli italiani intervistati si dichiara favorevole a farsi vaccinare dal farmacista e valuta positivamente la possibilità che la farmacia diventi un “hub vaccinale” in cui effettuare anche i richiami dei vaccini obbligatori.
«L’introduzione della vaccinazione anti-Covid e antinfluenzale e la possibilità di eseguire i test diagnostici, divenute prerogative strutturali del farmacista di comunità, hanno definitivamente inaugurato la nuova fase della Farmacia dei servizi» ha aggiunto Mandelli «l’apporto straordinario alle recenti campagne di immunizzazione, la presenza capillare sul territorio e la fiducia riposta in noi dai cittadini, suggeriscono l’opportunità di un più ampio coinvolgimento dei farmacisti nelle attività di prevenzione, e in particolare per la vaccinazione, come tra l’altro si sta già delineando in alcuni contesti regionali».
Per i due terzi dei farmacisti intervistati (64%) l’ampliamento delle funzioni riconosciute dai recenti provvedimenti normativi rappresenta una valorizzazione del proprio ruolo che, tuttavia, non è priva di difficoltà: l’eccessiva burocrazia è indicata dal 31% dei professionisti intervistati come la principale criticità a un’efficiente assistenza offerta al cittadino.
«Il nemico di questa evoluzione del rapporto tra farmacista e cittadino è senza dubbio la burocrazia» conclude il presidente della Ffi «per questo, la Federazione è impegnata su due fronti principali: un’ulteriore digitalizzazione, che consenta di automatizzare una parte degli adempimenti amministrativi; e poi il costante confronto con le Istituzioni, per sburocratizzare il più possibile la nostra quotidiana attività, consentendoci di concentrarci sui bisogni di salute dei pazienti. Il nostro obiettivo resta sempre lo stesso: essere per i cittadini dei professionisti preparati e disponibili, e offrire un’assistenza di qualità che vada incontro alle esigenze e alle aspettative della collettività e del Ssn».