I tetti della spesa farmaceutica, così come il pay back, «vanno superati». Lo ha detto l’altro ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel suo intervento all’assemblea pubblica di Assogenerici-Egualia, l’associazione dei produttori di equivalenti. «Costruiremo una strategia complessiva capace di valorizzare l’asset della farmaceutica» ha spiegato «per allargare l’ambito di attrattività del Paese. La spesa sulla sanità è uno straordinario investimento sulla vita delle persone, perciò serve un grande salto culturale».
In effetti quello di rivedere i tetti è un impegno che il Ministro aveva assunto con gli industriali subito dopo l’approvazione della Legge di bilancio per il 2020, ma era poi finito in un cassetto a causa dell’emergenza pandemica. «L’industria farmaceutica segnala da tempo forti distorsioni nei tetti della farmaceutica» aveva detto in un’intervista al Sole 24 Ore «questo modello va radicalmente ripensato. Dobbiamo riequilibrare i due tetti nel più breve tempo possibile, va trovato il veicolo normativo giusto e ci sto lavorando. E va ripensato il sistema del payback, che come è oggi a me appare surreale». E pochi giorni dopo, davanti alla Consulta permanente delle professioni, Speranza aveva ribadito la necessità di «superare il modello vigente dei tetti di spesa chiusi».
In effetti la riorganizzazione dei tetti (oggi distinti tra convenzionata e acquisti diretti) è un tema sul quale da tempo insistono Farmindustria e Assogenerici, in abbinamento all’abolizione del payback. Ai produttori non va giù un sistema di governo della spesa farmaceutica che da un lato costringe le aziende a ripianare la metà dello sfondamento con cui ogni anno chiude l’ospedaliera e dall’altro lascia nelle casse delle Regioni gli abbondanti avanzi della convenzionata (più di 900 milioni di euro nel 2019).
Sono esattamente gli stessi motivi per cui, al contrario, alle farmacie del territorio il superamento dei tetti di spesa non ha mai fatto fare salti di gioia: con un unico budget indistinto, è il ragionamento, molte Regioni verrebbero invogliate ad accrescere le misure di contenimento sulla convenzionata per coprire ospedaliera e distribuzione diretta, come due vasi comunicanti che non hanno più paratie stagne a dividerli.
L’abolizione dei tetti di spesa, poi, non gioverebbe neanche ai progetti di riforma della remunerazione di Federfarma. Il sindacato, infatti, ha sempre sostenuto che occorre passare a un nuovo modello sganciato dal prezzo del farmaco, in continua discesa. Il sistema messo a punto dalla Federazione, però, non metterebbe le farmacie al riparo dagli effetti di una eventuale riorganizzazione dei tetti. Anzi, faciliterebbe il lavoro ai ragionieri delle Regioni: come ha dimostrato l’Aifa pochi giorni fa nel documento con cui ha analizzato la proposta di Federfarma, basterebbe un semplice ritocco alla quota percentuale (ogni punto in meno, ha spiegato l’Agenzia, comporta un risparmio di una novantina di milioni sulla spesa) per ottenere risparmi garantiti e certificati.