Nell’ultimo anno solare la spesa farmaceutica convenzionata si è fermata a 7,9 miliardi di euro, ossia il 6,5% del Fondo sanitario nazionale a fronte di un tetto del 7%. E’ quanto riferisce il report rilasciato ieri dall’Aifa, che copre l’intero 2021: la convenzionata netta ammonta a 7,6 miliardi, 33 milioni in meno rispetto al 2020, le ricette invece ammontano a 552 milioni, in crescita del 2,2% sull’anno precedente.
A livello locale sono sette le Regioni che sfondano (vedi tabella), mentre Emilia Romagna e Provincia autonoma di Bolzano rimangono quelle dove la convenzionata risulta più bassa in percentuale sul Fondo sanitario nazionale. Il confronto territoriale, poi, conferma le evidenze che erano già emerse dal report dell’Aifa di un mese fa, che copriva i primi undici mesi del 2021: la Lombardia continua a essere la Regione che più crede nella distribuzione convenzionata, anche a costo di dedicare al canale qualcosa in più di quanto consentirebbe il tetto per recuperarlo (in parte) dalla spesa per gli acquisti diretti.
La Lombardia, infatti, sfonda di poco nella convenzionata (54 milioni di euro sopra il tetto del 7%), ma è con la Val d’Aosta l’unica che nei dodici mesi del 2021 realizza un avanzo sulla spesa per acquisti diretti (ospedaliera e dd+dpc): 37 milioni di euro, che riducono lo sfondamento complessivo ad appena sette milioni di euro. In sostanza: al contrario di Regioni come l’Emilia Romagna o il Veneto, che sulla convenzionata tengono il rubinetto al minimo (la spesa ammonta a poco più del 5%, quasi due punti sotto il tetto) ma sfondano abbondantemente sugli acquisti diretti (234 milioni la prima e un centinaio la seconda, vedi sopra) la Lombardia preferisce sfondare di pochi milioni sulla convenzionata per assicurare ai suoi cittadini una distribuzione del farmaco comoda e capillare.