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Stampa dei green pass, infuria la polemica tra i farmacisti sulla gratuità

31 Agosto 2021

Non si placa il malcontento dei farmacisti titolari per i fastidi legati alla stampa gratuita dei green pass, che assieme al boom della domanda di tamponi antigenici per viaggi e vacanze ha messo sotto pressione le farmacie per tutto agosto. Ha suscitato polemiche al calor bianco, in particolare, il caso della farmacista padovana che attorno a Ferragosto era finita sui giornali perché chiedeva ai clienti 4 euro per ogni certificato verde rilasciato. Sui canali Facebook più frequentati dai titolari c’è chi ha chiesto quali fossero le disposizioni di legge che vietano alle farmacie di farsi pagare per la stampa dei green pass e le risposte dei dirigenti di Federfarma nazionale hanno aggiunto altra benzina alla discussione.

La verità, come hanno evidenziato alcuni farmacisti, è che il Regolamento europeo sulla certificazione covid si limita a precisare che gli Stati devono assicurare il servizio senza oneri a carico dei cittadini, ma questo non impedisce agli Stati stessi di rimborsare gli operatori che rilasciano il green pass per conto dell’amministrazione pubblica. E’ il caso della Germania, dove le farmacie prendono sei euro per ogni certificato emesso, uno dei pochi Paesi – assieme all’Italia – che si sono affidati ai farmacisti per distribuire i pass. In Francia, Belgio e Austria, invece, le certificazioni verdi vengono rilasciate direttamente dall’amministrazione pubblica e soltanto per via digitale (sms, app o e-mail) oppure per posta. In tal modo, le farmacie possono impegnarsi a tempo pieno negli screening antigenici e nelle vaccinazioni. In Francia, in particolare, i farmacisti ricevono dalla cassa malattia 25 euro per ogni tampone effettuato (30 la domenica), in Belgio il compenso ammonta a 18,72 euro (ma test e materiali sono forniti gratuitamente dal servizio sanitario).

In Italia, invece, il decreto con cui è stato recepito il Regolamento Ue esclude oneri a carico dello Stato e obbliga le farmacie a rilasciare il green pass gratuitamente. Come ha scritto sui social il presidente del Sunifar, Gianni Petrosillo, il rimborso dei costi per il servizio è ricompreso nella remunerazione fissata dal protocollo del 6 agosto sui tamponi a prezzo calmierato (15 euro). Ma la risposta ha soddisfatto ben poco, visto che la cifra non è proporzionata al numero di certificati emessi e deve coprire anche gli altri costi a carico (materiali, personale, gazebo eccetera). E per il presidente di Farmacieunite, Franco Gariboldi Muschietti, «le farmacie non “rilasciano” un certificato, ma lo mettono a disposizione della popolazione. Dunque a noi sembra tutt’altro che scontata la lettura della norma secondo cui essa sarebbe impositiva di un obbligo, a carico di una impresa privata come la farmacia, di mettere al servizio di chiunque e gratuitamente la propria struttura, i propri materiali e la propria forza lavoro, sostanzialmente senza limiti, per la stampa dei green pass».

Intanto, nelle Regioni dove in precedenza erano stati conclusi accordi più vantaggiosi per le farmacie rispetto alle tariffe calmierate, sono diversi i titolari che stanno valutando di interrompere il servizio. Incidono al riguardo anche le scelte delle singole amministrazioni: il Veneto ha rivisto l’accordo con le farmacie allineando le tariffe al protocollo nazionale, la Lombardia ha invece confermato le proprie allargando la gratuità alla fascia 6-13 anni.