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Statuto Federfarma, le controproposte della Lombardia

12 Dicembre 2023

No a potenziali derive oligarchiche nel sindacato, sì invece a un allargamento in senso democratico della partecipazione al governo dell’associazione. Sono i due principi che ispirano le contro-proposte con cui l’Unione regionale della Lombardia si presenterà domani all’Assemblea nazionale di Federfarma, convocata dal consiglio di presidenza per votare un sostanzioso pacchetto di emendamenti allo Statuto della Federazione.

Tra le ipotesi di modifica, anticipate da una circolare del 24 novembre scorso, aveva subito attirato l’attenzione la nuova formulazione dell’articolo 3, dove compare la specifica che scopo istitutivo del sindacato è la tutela in ogni sede degli interessi sindacali e professionali dei titolari di farmacia, «anche qualora divergano dall’interesse particolare di uno o più titolari aderenti».

La tentazione dei più è stata quella di collegare la proposta di emendamento con le polemiche in corso nel sindacato riguardo alla nuova remunerazione: tra i farmacisti titolari che temono perdite rilevanti sui loro ricavi – è stato detto – c’è chi ha ventilato cause legali e ricorsi vari, dunque con questa modifica allo Statuto il sindacato cerca di cautelarsi in via preventiva.

Tali sospetti erano però stati smentiti da una circolare che Federfarma aveva diramato a stretto giro, il 5 dicembre: «La modifica proposta» precisava la lettera «incide esclusivamente sul rapporto tra la Federazione nazionale e i singoli titolari di farmacia», dato che l’attuale formulazione dell’articolo 3 «rende problematico l’intervento di Federfarma a tutela dell’interesse della categoria in sede di contenzioso tra due o più titolari associati». In altre parole, con la modifica proposta Federfarma potrà intervenire nelle cause che vedono contrapposti due dei suoi associati (per questioni relative a confini, distanze, quorum e altro ancora) senza il rischio di essere esclusa perché tenuta a tutelarli entrambi.

Le motivazioni addotte dalla Federazione, tuttavia, non hanno convinto la Lombardia: il nuovo articolo 3, è la valutazione, non risolve la questione della rappresentatività in ambito giuridico, che è un principio consolidato della dottrina cui non si mette mano con una semplice modifica statutaria. La proposta di modifica, quindi, perde di significato: per loro natura, infatti, tutte le associazioni sono tenute a perseguire i propri scopi istitutivi nel rispetto delle istanze e degli interessi dei singoli associati e il patto fondante tra gli iscritti è un contratto di comunione di scopo, in cui le parti mirano a realizzare un interesse comune a tutti i soggetti che partecipano all’associazione. In nessun caso, quindi, le norme statutarie possono prevedere disposizioni che vanno a detrimento degli interessi dei singoli iscritti.

Di qui la decisione di Federfarma Lombardia di presentarsi all’assemblea nazionale di domani con un pacchetto di “contro-emendamenti” che confermano lo spirito originario dello Statuto e allargano la partecipazione democratica all’attività sindacale: all’articolo 3 sparisce la modifica proposta dal consiglio di presidenza e anzi agli interessi «sindacali e professionali» da tutelare si aggiunge anche quelli «economici». All’articolo 17, inoltre, la Lombardia propone la riforma del consiglio di presidenza, che dagli attuali nove componenti dovrebbe salire a 21, ossia i venti presidenti regionali più il rappresentante della nuova Assemblea delle società di capitale (le catene con soci in prevalenza non farmacisti), tra i quali il presidente nazionale (sempre eletto dall’assemblea) distribuisce le cariche esecutive (vicepresidenza, segreteria eccetera). «L’obiettivo di questa riforma» spiega a FPress Giampiero Toselli, segretario di Federfarma Lombardia «è quello di scongiurare il rischio che ai vertici del sindacato si consolidino oligarchie votate alla tutela di pochi associati a detrimento di altri».