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Stefanelli (Farmindustria): no a modelli basati solo sulla quota fissa

2 Marzo 2019

Non piacciono neanche all’industria i modelli di remunerazione basati esclusivamente su una quota fissa a pezzo e, magari, su acquisti del farmaco convenzionato interamente delegati alle Regioni. E’ quanto il vicepresidente di Farmindustria, Emilio Stefanelli, ha affermato giovedì agli Stati Generali di Federfarma e ribadisce ora a FPress, in questa intervista in cui approfondisce ragionamenti e preoccupazioni dei produttori.

Stefanelli, sembra di capire che gli industriali preferirebbero un sistema di remunerazione comune per tutta la filiera…
Diciamo che questo sarebbe per noi l’ottimale. Abbiamo però apprezzato che agli Stati Generali Federfarma abbia parlato di modelli meno rigidi che in precedenza, in cui non c’è più solo la quota fissa ma un misto di fee e margine. La riteniamo una posizione più ragionevole, perché noi dobbiamo continuare a vendere alla farmacia, anche se capiamo la preoccupazione dei titolari sulla curva dei prezzi: sono le nostre stesse preoccupazioni.

A quanto pare, Federfarma ha anche rivisto il suo orientamento a proposito di acquisti: in un primo momento l’idea era quella di lasciare alle Regioni l’acquisto non solo dei farmaci della diretta ma anche di tutta la fascia A, poi c’è stata una retromarcia…
Apprezziamo anche questo. Non ci piace l’ipotesi che a comprare siano le Regioni, porterebbe alla moltiplicazione delle gare di acquisto centralizzate.

E l’idea di una dpc unica su tutto il territorio nazionale?
La nostra opinione è che sulla distribuzione diretta le energie andrebbero indirizzate in un’altra direzione, cioè per riportare in farmacia molti dei farmaci oggi acquistati dalle Asl. Tra questi ci sono parecchi prodotti che appartengono alle liste di trasparenza, cioè sono equivalenti od “off patent”. Capisco che quando un farmaco è in distribuzione diretta le farmacie cerchino di portarlo in dpc, ma ci sono tanti prodotti che le Regioni acquistano per la diretta senza reale motivazione. Su questo tema siamo pronti a fare la nostra parte: le farmacie devono comprendere che se la loro marginalità è in calo, non è soltanto per colpa dei prezzi ma anche per una diretta che è stata dilatata a dismisura.

Per Federfarma, una remunerazione slegata dal prezzo serve appunto a far tornare in farmacia le specialità che oggi sono distribuite in diretta o in ospedale…
Sì ma è illusorio pensare che una remunerazione basata soltanto su una quota fissa preservi i titolari da manovre e contenimenti: l’esperienza di altri Paesi dimostra che se hanno bisogno, i Governi tagliano anche il fee.

Nella nuova remunerazione di Federfarma, c’è anche la proposta di un dual price. Il vostro parere?
Non siamo contrari, purché tale proposta preveda un prezzo al pubblico in caso di acquisto da parte del privato a proprie spese e, accanto, un prezzo Ssn negoziato sotto forma di sconto sul primo, che le aziende rimborserebbero tramite payback. Sarebbe un forte ostacolo al parallel trade che avvantaggerebbe sia le aziende produttrici sia le farmacie, che non dovrebbero più far fronte a indisponibilità. Ne abbiamo parlato anche al Ministero, nell’incontro dell’altro ieri su governance e ripiani pregressi.