Diventa tassativo per tutte le farmacie che effettuano tamponi rapidi antigenici il prezzo calmierato di 15 euro introdotto in forma facoltativa dal protocollo del 6 agosto. E’ quanto dispone il nuovo decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che estende l’obbligo del green pass ai lavoratori del settore pubblico e privato: le farmacie, recita il testo, «sono tenute ad assicurare, sino al 31 dicembre 2021, la somministrazione di test antigenici rapidi per la rilevazione di antigene Sars-CoV2, secondo le modalità e i prezzi previsti nel protocollo d’intesa. In caso di inosservanza, si applica una sanzione amministrativa da mille e 10mila e il prefetto territorialmente competente, tenendo conto delle esigenze della continuità del servizio farmaceutico, può disporre la chiusura per una durata non superiore a cinque giorni».
I prezzi, come detto, sono quelli concordati ad agosto da Commissariato per l’emergenza covid, Federfarma e Assofarm: 15 euro a tampone per i maggiorenni e 8 euro per gli under 18, con i restanti 7 versati alla farmacia dal Ssn. In aggiunta, il nuovo decreto assicura la totale gratuità dei tamponi rapidi a tutti coloro che non possono vaccinarsi per fragilità o disabilità, oppure per «patologie ostative» o ancora perché godono di un’esenzione certificata.
Tra gli osservatori c’è chi ha spiegato il provvedimento sulle farmacie con la necessità di rendere più “digeribile” la nuova disposizione che obbliga al green pass tutti i lavoratori. Ma c’è anche chi ha fatto notare che il giro di vite discenderebbe dalla delusione del Governo per la modesta adesione tributata complessivamente dalle farmacie al protocollo del 6 agosto: al 15 settembre, dicono i dati della Presidenza del consiglio, gli esercizi che hanno accettato di calmierare i prezzi sui tamponi sono poco meno di 8mila, non proprio quello che a Roma si attendevano. Non solo: avrebbe suscitato disappunto anche la constatazione che mentre alcune farmacie hanno continuato a praticare i vecchi prezzi, altre li hanno ridotti anche a 10 euro oppure si sono messe a offrire abbonamenti e 3×2.
E’ anche vero, dall’altro verso, che il nuovo decreto sembra lasciare intoccati i laboratori, che pure ad agosto avevano sottoscritto un protocollo per i tamponi a prezzo calmierato analogo a quello delle farmacie. E i dati rivelano che l’adesione all’accordo da parte delle strutture è al momento ancora più circoscritta di quella delle farmacie: poco più di duecento, sempre al 15 settembre.
«Federfarma» recita una nota diffusa ieri dalla Federazione «accoglie con il consueto spirito di servizio tale determinazione, che oltre a certificare il ruolo centrale riservato dal Governo alle farmacie per l’esecuzione di servizi a tutela della salute pubblica, realizza una sostanziale standardizzazione come più volte auspicato».