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Tamponi, verifiche dei Nas in farmacie e hub: l’identità del paziente va accertata

25 Gennaio 2022

Quando effettuano il tampone rapido, i farmacisti sono tenuti a verificare la corrispondenza tra tessera sanitaria e documento d’identità del paziente, perché l’antigenico è «un trattamento sanitario che si conclude con un referto». Lo ha detto il comandante del Gruppo tutela della salute dei carabinieri di Milano, tenente colonnello Salvatore Pignatelli, commentando a Radio Rai l’operazione che da sabato vede undici squadre dei Nas impegnate in controlli nelle farmacie e nei “punti tampone” di diverse regioni del nord Italia.

L’obiettivo, ha spiegato lo stesso ufficiale, è quello di sincerarsi che il personale incaricato accerti sempre l’identità di chi si sottopone al test rapido, allo scopo di dissuadere i furbetti del green pass. Tra i no-vax, dicono i Nas, ha infatti preso piede la cosiddetta truffa della Tessera sanitaria: un contagiato si presenta in farmacia per fare il tampone e consegna al farmacista la tessera sanitaria di un altro; viene accertata la positività, scatta l’isolamento, poi dopo 15 giorni il vero possessore della tessera sanitaria si ripresenta per rifare il test; esito negativo e guarigione che l’esonera dal vaccino.

«Durante i controlli» ha continuato Pignatelli «abbiamo constatato che non sempre chi effettua l’antigenico accerta l’identità del soggetto, più che altro per ragioni di rapidità. E così, c’è chi ne approfitta e commette abusi». Le verifiche, ha aggiunto il comandante dei Nas, hanno anche portato alla chiusura di qualche “punto tampone”, ma non farmacie e non per ragioni legate alle truffe da green pass. E comunque, sottolinea Pignatelli, «c’è stata la massima collaborazione da parte delle farmacie».

Le notizie che arrivano dalla cronaca di farmacisti coinvolti in indagini o accertamenti rimangono isolate: in Friuli Venezia Giulia un titolare e tre insegnanti indagati per falso e truffa aggravata, a Bari un’inchiesta in corso per falsificazione di tamponi che coinvolgerebbe alcune farmacie, ma al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato.

Federfarma, dal canto suo, ha preso atto delle indicazioni dei Nas secondo le quali chi si sottopone a test rapido deve confermare la propria identità ma vorrebbe avere ulteriori conferme, innanzitutto dal Garante privacy: non va dimenticato, infatti, che il Protocollo firmato l’agosto scorso con il Commissario per l’emergenza covid non fa cenno a verifiche di questo genere. Secondo fonti del sindacato, Federfarma aveva provato a procurarsi queste certezze con una lettera inviata la settimana scorsa alla stessa Autorità garante, ma ancora non sono arrivate risposte. E intanto, in Liguria, il governatore Giovanni Toti ha già chiesto alle farmacie un’attenzione ancora maggiore nella verifica delle generalità di chi fa i test.