La si può definire l’ultima “trovata” dei farmacisti-grossisti, la categoria maggiormente indiziata per le carenze che ciclicamente colpiscono la filiera farmaceutica: la licenza di distributore e le norme sul servizio pubblico li obbligherebbero a rispondere alle richieste di fornitura d’urgenza provenienti dalle altre farmacie, ma per scoraggiarle praticherebbero su tali ordini condizioni economiche insostenibili. Questo almeno è lo scenario emerso l’altro ieri all’ultima seduta del Tavolo sulle carenze, il gruppo di lavoro coordinato dall’Aifa e partecipato dalle sigle della filiera: «Nel corso dei lavori» spiega Maurizio Giacomazzo, segretario nazionale di Farmacieunite «sono stati riferiti i casi di alcune farmacie del bergamasco, fornite di regolare autorizzazione all’attività di grossista, che rastrellerebbero farmaci con l’aiuto di altre farmacie compiacenti al solo scopo di esportarli. E ai titolari che, sapendo delle loro disponibilità, domandano qualche scatola di questo o quel prodotto carente, risponderebbero chiedendo spese di trasporto spropositate, più di 500 euro a ordine per una distanza di 10-12 chilometri. Il tutto, è il sospetto, per rifiutare invii che per legge sarebbero dovuti, e poter così esportare senza problemi».
A quanto pare, però, astuzie di questo genere non sarebbero esclusiva soltanto di alcune zone. «Pratiche simili sono state riportate anche per altre regioni, per esempio del Sud» conferma a FPress Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi. «Tanto che l’impressione» aggiunge Francesco Schito, segretario generale di Assofarm «è che dietro a tali pratiche ci siano indirizzi condivisi e definiti anticipatamente, con l’aiuto di qualche consulente legale».
Aifa e sigle della filiera, in ogni caso, non intendono ignorare il fenomeno ma anzi rispondere subito e pesantemente. La linea concordata al tavolo, in particolare, è quella di chiamare in causa l’Antitrust perché verifichi l’esistenza di pratiche anticoncorrenziali: la legge impone a chi distribuisce di praticare le medesime condizioni commerciali a tutti i potenziali acquirenti, cosa che i farmacisti-grossisti non farebbero. Tutte le organizzazioni partecipanti, così, si sono lasciate con l’impegno di verificare approfonditamente gli episodi segnalati, raccogliere ulteriori informazioni e quindi assemblare un dossier da inviare all’Autorità garante. Nel più breve tempo possibile, per stroncare il fenomeno prima che possa consolidarsi.