L’Istituto superiore di sanità sta lavorando a un protocollo sulla “telefarmacia”, ossia l’offerta di «servizi di telemedicina strutturati per essere utilizzati in sicurezza in farmacia». È quanto lo stesso Istituto annuncia nel “consensus paper” pubblicato ieri e dedicato alla telecardiologia. Redatto dal Centro nazionale per la telemedicina dell’Iss (diretto da Francesco Gabbrielli) assieme a 19 società scientifiche ed esperti indipendenti, il documento si rivolge ai professionisti sanitari e ai gestori delle organizzazioni sanitarie con l’obiettivo di «definire le indicazioni mediche per eseguire prestazioni telecardiologiche», con approfondimenti su telemonitoraggio e telecontrollo in cardiologia nonché sui percorsi di teleriabilitazione cardiologica.
Già in questo “paper” la farmacia trova importanti aperture. In avvio, per esempio, vengono ricordate le indicazioni contenute nell’Accordo Stato-Regioni del 17 dicembre 2020 sull’accessibilità a «strutture territoriali prossime al domicilio del paziente», ossia farmacie e studi medici, cui ora con il Pnrr vanno aggiunte «Case di comunità (hub e spoke) e Ospedali di comunità».
Ritroviamo la farmacia anche nel capitolo dedicato all’uso della telemedicina nelle aritmie: in prima battuta, il documento raccomanda un’organizzazione calibrata in senso multiprofessionale e multispecialistico, che sfrutti come principali prestazioni il teleconsulto, la teleconsulenza, la televisita, il telemonitoraggio e il telecontrollo e la telerefertazione. Occorreranno poi «sistemi di rilevazione delle aritmie per mezzo di dispositivi semplici da utilizzare per l’utente finale e distribuiti capillarmente sul territorio, in luoghi di facile accesso ma che siano dotati di personale e di strumenti tali da consentire il collegamento operativo con l’azienda sanitaria locale al fine di attivare l’immediata corretta risposta sanitaria in caso di rilevazione dell’aritmia: studi medici, ambulatori, farmacie, strutture sanitarie, residenze sanitarie assistenziali eccetera).
Ma l’apertura più importante la ritroviamo nel capitolo espressamente dedicato alla telemedicina nella farmacia dei servizi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. La farmacia del territorio, si legge nel documento di consensus, «può contribuire positivamente a migliorare l’aderenza terapeutica, e quindi la prevenzione, per mezzo di controlli periodici eseguibili anche in telemedicina e con l’uso di dispositivi digitali e applicativi dedicati all’educazione del paziente agli stili di vita più adatti alla sua situazione. Questo è oggi realizzabile con le tecnologie digitali, purché la farmacia e i relativi servizi erogati siano adeguatamente integrati nella rete dei servizi sanitari di cura. L’obiettivo consiste nell’ottenere, con sistemi di telemedicina ben strutturati per essere utilizzati in sicurezza in farmacia, la riduzione della morbilità e i risparmi sui costi attraverso un migliore controllo delle malattie e una diagnosi precoce delle complicanze».
A sostegno il testo cita alcuni studi scientifici, che tra le altre cose dimostrano i risultati in tema di aderenza terapeutica da «strategie di coinvolgimento dei pazienti come portali, app intelligenti e messaggi di testo o portapillole digitali». Occorre tuttavia, avverte il documento, che «la farmacia e i relativi servizi erogati siano adeguatamente integrati nella rete dei servizi sanitari di cura», perché «l’obiettivo consiste nell’ottenere, con sistemi di telemedicina ben strutturati per essere utilizzati in sicurezza in farmacia, la riduzione della morbilità e i risparmi sui costi attraverso un migliore controllo delle malattie e una diagnosi precoce delle complicanze». Data la complessità dell’argomento, conclude il paper, si rimandano gli approfondimenti «a un successivo documento specifico sulla telefarmacia». Non resta che attendere.