Per la Regione Lombardia sono televisita e telemonitoraggio le due applicazioni che, nell’ambito dei servizi di telemedicina previsti da Agenas in applicazione del Pnrr, potranno essere demandate (anche) alle farmacie del territorio. È quanto si legge nell’allegato che accompagna la delibera XII/1475 (pubblicata sul Bur dell’11 novembre) con cui la giunta Fontana ha approvato il Modello regionale per la medicina a distanza. Un documento da leggere con attenzione, perché la Lombardia è capofila per i servizi minimi di telemedicina, in abbinamento alla Puglia che invece è capofila per le gare d’acquisto: è quindi lecito immaginare che il Modello, pur con i dovuti adattamenti, sarà di riferimento anche per altre realtà regionali.
Che cosa dive allora il piano approvato dalla giunta lombarda? Per cominciare viene definita l’impalcatura, alla cui base ci sarà l’Infrastruttura regionale di telemedicina, ossia «un ambiente digitale» che faciliterà la collaborazione professionale tra gli operatori e metterà a disposizione i sistemi applicativi per le quattro applicazioni previste da Agenas: televisita, teleconsulto, teleassistenza, telemonitoraggio (di livello 1, per cronici che hanno l’esigenza di monitorare le patologie in modalità integrata e trasversale, e di livello 2, per pazienti ad alta complessità che necessitano di monitoraggio da parte di personale specialistico).
Questi servizi, continua il Modello, «verranno attivati all’interno del panorama clinico-sanitario regionale con l’obiettivo di incrementare la qualità, l’efficacia e l’efficienza dei servizi sociosanitari; promuovere l’assistenza domiciliare e l’applicazione di protocolli di monitoraggio da remoto; garantire un accesso equo e capillare alle cure; promuovere l’utilizzo di tecnologie innovative nella medicina; ridurre i costi sociali migliorando la sostenibilità del Servizio sanitario.
Televisita, teleconsulto, teleassistenza e telemonitoraggio saranno quindi assicurati attraverso l’installazione di postazioni di lavoro che la Regione Lombardia acquisterà attraverso la procedura di affidamento avviata e condotta dalla Puglia. «Il numero delle postazioni è stato definito sulla base del personale sanitario coinvolto e del numero di Case della comunità attive sul territorio: 1 postazione di telemedicina per ciascun medico di medicina generale e pediatra di libera scelta; 3 postazioni di lavoro (media) a ogni Casa di comunità; 1 postazione di lavoro alle strutture ospedaliere ogni 10 medici e operatori ospedalieri che necessitano di essere registrati come utenti dell’Infrastruttura regionale di telemedicina. Si prevede che il 50% delle postazioni di lavoro sarà con tipologia “laptop” e l’altro 50% “all-in-one”».
Per quanto concerne i mmg, in particolare, il Modello considera il loro coinvolgimento «un passaggio fondamentale per la concreta attuazione dei percorsi di telemedicina e per l’introduzione progressiva di nuovi modelli organizzativi che agevolino e integrino l’attività a favore degli assistiti, promuovendo in primis l’obiettivo della “Casa come primo luogo di cura”». In questa cornice, il Modello vede nella televisita lo strumento con cui «gestire le attività di follow up e la prescrizione eventuale di farmaci o esami diagnostici, consentendo all’assistito di permanere al proprio domicilio. L’obiettivo» continua il documento «è quello di ridurre il tempo dedicato agli spostamenti, sia dei pazienti sia dei medici. Le funzioni di televisita possono essere anche utilmente utilizzate per definire e implementare nuovi modelli organizzativi di assistenza che prevedono la partecipazione contestuale del mmg e di altre figure professionali specialistiche, aumentando di conseguenza la qualità della cura ai propri assistiti e gli accessi impropri ai servizi specialistici e al pronto soccorso». Il teleconsulto, invece, consentirà di creare rapporti di collaborazione professionale continuativi e non episodici tra mmg e specialisti ospedalieri e territoriali, «al fine di consolidare in tempi rapidi la diagnosi». La teleassistenza, invece, permetterà ai mmg di agevolare il corretto svolgimento delle attività assistenziali, promuovendo l’attività a domicilio di altri professionisti sanitari». Infine il telemonitoraggio è prevalentemente legato al processo della presa in carico dei pazienti cronici e servirà a rilevare «i parametri del paziente in auto-somministrazione o con il contributo offerto dagli infermieri di famiglia, attivati direttamente dal mmg nell’ambito della propria organizzazione (cooperative) o gestiti all’interno delle Case di comunità».
Segue il capitolo dedicato alle farmacie del territorio, che in virtù della loro prossimità potrebbero rappresentare una valida risorsa per le Centrali operative territoriali (Cot), cui spettano organizzazione e coordinamento dei servizi assistenziali. «Grazie alla capillarità sul territorio, a orari di apertura estesi, attese limitate e alle specifiche competenze dei farmacisti » ricorda il documento «le farmacie costituiscono una rete di grande interesse per lo sviluppo dei servizi territoriali e nello specifico dei servizi digitali e di telemedicina, in particolare le farmacie rurali».
Sulla base quindi delle strategie che saranno definite dalla Regione, i servizi di telemedicina nei quali le farmacie potrebbero essere integrate sono:
«Accogliamo con soddisfazione il documento della Regione sulla telemedicina» è il commento di Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia «perché finalmente individua il ruolo che le farmacie del territorio possono recitare nell’ambito dei progetti del Pnrr sulla telemedicina, facendo leva sulle loro caratteristiche di prossimità e accessibilità». «Molto bene anche l’accenno alle farmacie rurali» aggiunge Dario Castelli, segretario Sunifar di Federfarma Lombardia «perché è proprio nelle aree più remote della Lombardia che la telemedicina dovrà necessariamente appoggiarsi alle farmacie per arrivare davvero a tutti gli assistiti. A questo punto, non possiamo che augurarci che il Modello lombardo divenga davvero un riferimento anche per tutte le altre regioni».