filiera

Test in farmacia, Cossolo: con la nuova convenzione farmacista firmerà referti

1 Marzo 2025

La sfibrante querelle dei test diagnostici in farmacia che producono attestati o referti privi di firma – riattizzata per ultima dal servizio di Dataroom di lunedì scorso – è destinata a durare ancora per poco perché con la nuova convenzione toccherà alle farmacie firmare tali documenti. Lo ha detto il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, intervenendo ieri alla trasmissione tv L’aria che tira, su La7, dov’è tornato a parlare della contestata inchiesta di Milena Gabanelli e Simona Ravizza sulla farmacia dei servizi.

Cossolo, in particolare, ha ricordato i passaggi legislativi che un passo alla volta hanno costruito la farmacia dei servizi, le cui prestazioni «servono soltanto a fare monitoraggio». Quanto ai referti relativi ai test diagnostici, «la nuova convenzione che abbiamo sottoscritto a dicembre prevede che venga attestato il fatto che il farmacista si assume la responsabilità della correttezza del proprio operato anche apponendo la firma».

Per avere conferma, è sufficiente andare a leggere quanto riporta l’articolo 3 dell’allegato che detta le Linee guida per l’esecuzione in farmacia delle attività vaccinali e dei test diagnostici: «Prima dell’esecuzione del test» recita il comma 3 «il farmacista fornisce informazioni adeguate all’utente, anche in forma orale, sulla tipologia di test da somministrare, su eventuali rischi e sul significato dell’esito positivo o negativo, consegnando referto o attestato di esito scritto all’assistito, anche in formato digitale, debitamente firmato su carta intestata della farmacia».

Le farmacie dove oggi si utilizzano dispositivi che riportano i risultati su scontrini o simil-ricevute, dovranno organizzarsi, anche se a ragionare sul testo qualche chiarimento Federfarma o il Ministero dovranno darlo.

Il tempo per mettere i puntini sulle “i” c’è, perché la convenzione deve ancora completare l’iter delle ratifiche (manca quella del Mef, per esempio) ed essere pubblicata in Gazzetta ufficiale. Ci potrebbe volere un po’ meno di un mese, è stato detto nell’ultima seduta del Consiglio nazionale di Federfarma. Intanto, conviene completare la lettura dell’articolo 4 di cui già si è detto sopra.

Il personale incaricato della somministrazione dei test diagnostici, recita l’allegato, utilizza adeguati dispositivi protezione individuale e l’attività può essere eseguita in aree interne alla farmacia, purché separate dagli spazi destinati allo svolgimento delle attività di dispensazione del farmaco in modo tale da garantire la riservatezza degli utenti, oppure in locali esterni o ancora a farmacia chiusa.

Il titolare di farmacia o il direttore responsabile adottano adeguate misure di sicurezza a tutela della salute dei lavoratori e degli utenti, adempiendo agli obblighi previsti dalla legislazione vigente. In relazione alla somministrazione di test diagnostici che prevedono il prelievo di sangue capillare o di campione biologico a livello nasale, salivare od orofaringeo per la rilevazione di antigene Sars-CoV-2 o agente patogeno facilmente trasmissibile, il farmacista incaricato indossa adeguati dispositivi di protezione da sostituire ogni volta che si accerti la positività dell’utente sottoposto a test. Per I’esecuzione è obbligatoria l’osservanza delle normali procedure di sanificazione degli ambienti sanitari: assicurare la pulizia e la disinfezione dell’area utilizzata con disinfettanti a base di alcoli o di ipoclorito di sodio.

Infine, in relazione alla somministrazione di test diagnostici che prevedono il prelievo di sangue capillare e/o del campione biologico a livello nasale, salivare o orofaringeo, le farmacie assicurano l’utilizzo di test conformi alla normativa di riferimento ovvero aventi le caratteristiche minime di sensibilità e specificità qualora queste siano definite dal ministero della Salute e/o dalle altre Autorità competenti, ivi compresi i test ad uso professionale classificati come Near patient testing (Npt) e Point of care testing (Poct).