Si poteva prevedere e infatti è accaduto: anche Striscia la Notizia, dopo i Nas, è andata a caccia di farmacie che effettuano il tampone senza chiedere all’assistito la carta d’identità, per incrociarla con la tessera sanitaria. Nella puntata dell’altro ieri sera, il tg satirico di Canale 5 ha mandato in onda un servizio del suo inviato Jimmy Ghione che di casi ne riporta tre, tutti ambientati a Roma. Tre farmacie dove i “mistery shopper” di Striscia non soltanto hanno fatto il tampone senza che nessuno chiedesse loro la carta d’identità, ma neanche hanno dovuto esibire la tessera sanitaria: alla richiesta del farmacista, hanno risposto di non averla con loro ma di ricordare il codice fiscale, che hanno riportato sul modulo di registrazione senza dover fornire altro.
Come di consueto, il servizio termina con Jimmy Ghione che va a chiedere conto delle mancanze documentate ai rappresentanti delle farmacie, in questo caso il vicepresidente di Federfarma Roma, Alfredo Procaccini. «Ora il farmacista che non richiede la carta d’identità commette uno sbaglio ancora più grave» è la sua risposta «perché se prima si andava a caccia di un tampone negativo per poter circolare, ora si cerca il positivo per figurare poi come guarito e non fare il vaccino».
Da Senigallia, in provincia di Ancona, arriva invece il caso di una farmacia segnalata dalla Guardia di Finanza perché effettuerebbe i tamponi con eccessiva velocità. Secondo le Fiamme gialle, come riferisce un lancio dell’Ansa, i test effettuati nell’esercizio farmaceutico mostrerebbero un tempo medio di risposta attorno ai 3-4 minuti, «rispetto ai 15 (oltre al tempo di prelievo) necessari per quel tipo di tampone e per il rilascio del pass».
Gli investigatori avrebbero anche accertato che in diversi casi la registrazione dell’esito sulla piattaforma riporta orari anticipati rispetto a quelli effettivi, forse perché non risultino troppo vicini a quelli del rilascio della certificazione verde. I due titolari sono stati denunciati per falso ideologico in certificati da esercenti servizio di pubblica necessità, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e percezione di contributi a carico dello Stato (i tamponi calmierati ai 12-18enni).
Ma dalla cronaca arrivano anche casi di farmacie (la stragrande maggioranza) che rispettano le regole e le fanno rispettare. Il quotidiano La Nazione, per esempio, riporta la notizia di un giovane “beccato” dalla farmacia comunale di Capanne, in provincia di Pisa, mentre cercava di sottoporsi a tampone con la carta d’identità di un altro. Anziché un controllo frettoloso la farmacista di servizio ha controllato foto e generalità e si è resa subito conto che la persona che aveva davanti non era quella indicata nel documento. Il “furbetto” è stato segnalato alla polizia comunale e dovrà rispondere di diverse accuse.
Da Piacenza invece giunge un caso di cronaca che per le farmacie è un monito a scegliere sempre con estrema cura il personale esterno cui affidare le vaccinazioni. L’altro ieri i carabinieri del capoluogo hanno arrestato un’infermiera dell’Asl cittadina con l’accusa di avere iniettato soluzione fisiologica anziché vaccino a un cospicuo numero di assistiti, che pagavano per evitare la somministrazione. L’infermiera era in servizio all’hub dell’ex Arsenale di Piacenza, ma effettuava anche tamponi in una farmacia piacentina, dove – sempre secondo gli investigatori – avrebbe fatto risultare positivi diversi test per consentire a chi pagava di avere poi il green pass.