Potrebbero non andare tutti alle farmacie del territorio i vaccini antinfluenzali “avanzati” dalle Regioni che hanno acquistato in eccesso rispetto alle loro effettive necessità. Dipende dall’accoglienza che verrà data, in Conferenza delle Regioni, alla proposta lanciata ieri dall’Emilia Romagna, che vorrebbe affidare a una «cabina di regia nazionale» la ridistribuzione delle dosi eccedenti, a beneficio delle amministrazioni «che non dovessero averne a sufficienza».
In attesa di vedere l’accoglienza che riceverà la proposta, c’è da registrare l’annuncio diffuso ieri dalla Regione Veneto, che dal primo novembre comincerà a ridistribuire alle farmacie del territorio una quota dei propri vaccini. In tutto, come spiega una nota diffusa da Federfarma regionale, saranno 68 mila dosi, che arriveranno ai farmacisti in due tranche: 30mila pezzi dal primo novembre, il resto entro la fine del mese.
La fornitura, spiega il presidente di Federfarma Venento, Andrea Bellon, è vicina a quella della passata stagione vaccinale, «anche se noi, vista la pressante richiesta di queste settimane, avremmo sperato in una disponibilità superiore del 40% circa, ossia 90.000 dosi». Non è detto, comunque, che poi si riesca a raggiungere davvero questi volumi. «Come riferito dall’assessore» spiega Bellon «potrebbero arrivare ulteriori quote dall’estero, grazie a un accordo con la Cina che il nostro Governo sta attualmente perfezionando».
Restano, tuttavia, ancora alcune questioni da chiarire, che poi sono quelle di cui farmacisti e amministrazioni regionali stanno febbrilmente discutendo in questi giorni un po’ dappertutto. Per cominciare, è ormai pressoché certo che i vaccini arriveranno dalle Regioni alle farmacie non mediante “retrocessione” e transito dal circuito distributivo della filiera ma attraverso il canale della dpc. Troppo complicato riconfezionare e ribollinare (le forniture ospedaliere recano fustelle annullate), tanto vale affidarsi al canale della distribuzione per conto, anche se questo genera altri problemi.
Quali? Per cominciare, occorre che farmacie e parte pubblica negozino il compenso per la dispensazione («noi vorremmo che si applicassero le quote già in vigore per il resto della dpc» dichiara Bellon a FPress). Poi c’è il problema prezzo: i vaccini che passano dalle farmacie sono per il consumo privato, extra-Ssn, quindi la Regione deve assicurarsi il rimborso di quanto speso per l’acquisto e la farmacia il compenso per la distribuzione. L’idea allo studio in diversi Assessorati è quella di porre un ticket a carico dell’assistito pari alla somma dei due costi, ma risulterebbe comunque una cifra nettamente inferiore all’usuale prezzo al pubblico dei vaccini antinfluenzali. Con il rischio, se dovessero arrivare in seguito forniture regolari, di ritrovarsi sul mercato prodotti uguali ma dai prezzi differenti.
Ma nelle ultime settimane ha acquisito crescente rilevanza anche un altro problema, quello dello sconfezionamento: le forniture alle Regioni, infatti, contengono confezioni multiple (di solito 10 siringhe a scatola), la farmacia invece dispensa unità monosiringa. Sconfezionare è impossibile («Non possiamo consegnare ai pazienti una siringa» ha detto a FPress un farmacista) quindi vanno trovate soluzioni alternative che al momento si fa fatica a trovare.
E così, le Regioni che hanno già annunciato di voler destinare alle farmacie una parte dei loro ordini, al momento sono ancora ferme alle parole. L’Emilia Romagna, che un paio di settimane fa aveva promesso di rigirare ai farmacisti il 3% della propria fornitura, ancora non ha dato indicazioni sui tempi dell’operazione. E lo stesso vale per il Friuli Venezia Giulia: ieri l’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, ha dichiarato che alle farmacie «verranno messe a disposizione alcune migliaia di dosi, in attesa di vedere l’andamento generale della campagna e poi eventualmente modulare una richiesta di ulteriore fornitura», ma ancora mancano dettagli su tempi e modalità (di certo, dicono in Federfarma, se arriveranno passeranno dalla dpc).
Incertezze anche in Puglia, dove ieri c’è stato un incontro tra Regione e farmacie per rinnovare il servizio di distribuzione dei vaccini antinflunzali ai medici di famiglia, già avviato un anno fa in via sperimentale a Bari. «Nell’occasione ci è stato promesso che dalle forniture regionali verranno stornate 150mila dosi per i farmacisti del territorio» spiega a FPress il presidente di Federfarma Puglia, Vito Novielli «stiamo parlando di un quantitativo pari a 10 volte quanto le farmacie hanno distribuito l’anno scorso. Ma prima vanno sciolti diversi dilemmi, che sono gli stessi delle altre Regioni: modalità di distribuzione, riconfezionamento e soprattutto prescrizione. Chi acquista privatamente, infatti, lo fa spesso con una ricetta bianca, ma la dpc richiede la tracciatura delle confezioni, che è possibile soltanto con le ricette rosse. Finché non si troverà una soluzione a tutti i problemi, le promesse delle Regioni sono solo annunci».