Dopo la deludente offerta avanzata l’altro ieri dalle Regioni, che destina alle farmacie soltanto l’1,5% dei 17 milioni di dosi ordinati dalle centrali di acquisto, Federfarma Fofi e Assofarm tornano oggi al ministero della Salute per un terzo incontro, nel quale dovrebbero essere discusse le modalità tecniche con cui le singole amministrazioni regionali procederanno alla “retrocessione”, ossia lo spostamento dei lotti destinati alle farmacie dal canale degli acquisti diretti a quello della convenzionata.
Il rischio è che anche da questo incontro, come già dalla seduta della Conferenza Stato-Regioni dell’altro ieri, possano giungere risposte deludenti. Inducono al sospetto le prime ricognizioni già condotte ieri dai servizi farmaceutici di alcune Regioni (tra la prime la Lombardia) con i rappresentanti della filiera e delle industrie: queste ultime, in particolare, hanno fatto notare che passare alla convenzionata una quota (seppur piccola) delle forniture già predisposte per i servizi sanitari regionali richiederebbe la ribollinatura delle confezioni (quando sono destinate al canale ospedaliero, le fustelle vengono annullate all’origine), cosa che comporterebbe difficoltà tecniche considerevoli. Senza contare, ha fatto notare qualche azienda, che le partite destinate alle Regioni sono state vendute a prezzo di gara, inferiore anche di parecchio al prezzo ex factory al quale comprano distributori e farmacie.
Ufficialmente nessuno ha messo ancora sul tavolo l’ipotesi che i farmacisti titolari meno gradirebbero, ossia quella di aggirare il problema ricorrendo al canale della dpc, ma per molti questo rimarrebbe il piano B più plausibile. Anche se le controindicazioni non mancano nemmeno in questo caso: come si può giustificare il ricorso alla dpc quando i vaccini sono destinati al consumo privato? E’ uno dei dilemmi che oggi verrà affrontato al tavolo del Ministero.