Continuano a subire ritardi e posticipi le forniture di vaccino Johnson&Johson all’Europa e all’Italia. Al punto che ieri l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha subordinato l’avvio della vaccinazione nelle farmacie del territorio a un intervento del Ministero che dia garanzie sulla disponibilità di dosi. Il problema sono le consegne: Johnson&Johnson si era impegnata a recapitare alla Ue 55 milioni di vaccini entro il secondo semestre, al momento ne sono arrivati soltanto 5 milioni, ossia il 10% circa. Problemi legati alla disponibilità di materie prime, dicono alcune fonti, ma resta il fatto che anche l’Italia ha ricevuto molto meno di quanto pianificato: entro fine giugno dovrebbero arrivare 7,3 milioni di dosi, per ora ne sono state fornite poco più del 5%.
L’andamento delle consegne vede i farmacisti del territorio tra i diretti interessati, perché è questo il vaccino che dovrebbero somministrare nelle loro farmacie (ma in Val d’Aosta si usa l’AstraZeneca e in Liguria da un paio di giorni è stata data luce verde anche al Pfizer-BioNTech). In pole position c’è attualmente il Lazio, dove gli assistiti potranno cominciare a prenotare la vaccinazione in farmacia dal 24 maggio e le inoculazioni dovrebbero partire dal primo luglio.
Ma ieri l’assessore D’Amato ha tirato il freno a mano: «Ora abbiamo necessità di avere certezza delle consegne dei vaccini a giugno e di ampliare la rete con i medici di medicina generale e le farmacie» ha avvertito in una nota ripresa dall’Adnkronos «su queste ultime è necessario che venga emanata un’ordinanza dal ministro della Salute per agevolare le modalità di arrivo dei vaccini».
Sempre ieri, intanto, la Commissione europea ha firmato un terzo contratto con le società farmaceutiche BioNTech e Pfizer per l’acquisto di altri 1,8 miliardi di vaccino Comirnaty da destinare a tutti gli Stati membri tra la fine del 2021 e il 2023. In particolare, 900 milioni di dosi riguarderanno il vaccino attuale e una nuova versione adattata alle varianti, gli altri 900 milioni sono opzionati e verranno confermati a seconda delle necessità.
Il contratto richiede che la produzione del vaccino abbia sede nell’Ue e che i componenti essenziali provengano dal suo territorio, per assicurare piena autosufficienza. Sono state inoltre fissate condizioni vincolanti su scadenze e tempi di consegna, ma è stata anche estesa la possibilità che gli Stati dell’Unione rivendano o donino una parte dei propri lotti ai Paesi bisognosi. «Questo nuovo contratto» commenta in una nota la Commissione europea «rafforzerà la capacità di produzione di vaccini dell’Ue, consentendo così di servire altri mercati in tutto il mondo».