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La domanda di maschere vola, Federfarma e Fofi: farmacie non speculino

5 Novembre 2020

La seconda ondata di covid fa nuovamente volare la domanda di mascherine e dpi e Federfarma nazionale torna ad ammonire le farmacie perché non cadano nella tentazione di rincari e speculazioni. «I cittadini guardano ai farmacisti come elementi fondamentali per la dispensazione di consigli sanitari» recita la comunicazione diffusa ieri dalla Federazione d’intesa con la Fofi «ma incidono negativamente sul giudizio dell’utenza alcune segnalazioni, provenienti proprio dai cittadini, relative alla commercializzazione di dispositivi di protezione (in particolare mascherine ffp2) a prezzi palesemente alterati, senz’altro avulsi dalle ordinarie dinamiche di mercato».

Ai titolari che sembrano avere ceduto alle sirene della speculazione, Federfarma ricorda allora che «l’articolo 501-bis del Codice penale punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 a 25.822 euro chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative in modo da alterare il rincaro sul mercato interno». Senza dimenticare, continua Federfarma, la sentenza della Corte di Cassazione 14534/1989: «ai fini della sussistenza del reato di manovre speculative su merci, può integrare in astratto una manovra speculativa anche l’aumento ingiustificato dei prezzi causato da un singolo commerciante, profittando di particolari contingenze del mercato».

Messe assieme le due disposizioni, si deduce il divieto a «variare in modo sproporzionato e ingiustificato il prezzo di prodotti acquistati alle medesime condizioni nella stessa fornitura, approfittando dell’aumento della domanda e di particolari situazioni contingenti, quando questo possa comportare un danno all’economia nazionale». Di conseguenza, conclude la comunicazione, «si invitano gli Ordini, le Unioni Regionali e le Associazioni Provinciali a denunciare presso le Autorità competenti eventuali fenomeni speculativi, che, come tali, realizzano senz’altro un evidente pregiudizio a carico dell’intera categoria».