E’ rush finale per le nuove convenzioni di medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali: siglati a fine marzo da Sisac e sindacati di categoria, i tre contratti hanno superato anche il vaglio di Comitato di settore, ministero delle Finanze e Corte dei conti, e si accingono a percorrere l’ultima tappa prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ossia l’esame in Conferenza Stato Regioni. Secondo quanto riferito ieri da Quotidiano Sanità, i governatori avrebbero chiesto di mettere i tre rinnovi all’ordine del giorno della prima seduta utile e le farmacie farebbero bene a seguire con particolare attenzione quest’ultimo tratto. Vale soprattutto per la convenzione dei mmg, nella quale le Regioni si impegnano a valorizzare la medicina generale su tematiche che stanno anche nel mirino delle farmacie del territorio. Per cominciare, c’è la promessa di prevedere negli accordi integrativi regionali «il coinvolgimento dei medici nelle prestazioni diagnostiche di primo livello (quelle della farmacia dei servizi, per intenderci, ndr) collegate all’accesso improprio» ai pronto soccorso. Ma soprattutto, la convenzione promette «l’attiva partecipazione dei medici di famiglia» nella presa in carico del paziente cronico, con la definizione «del ruolo dei medici nel coordinamento clinico», e «l’attiva partecipazione dei medici di mg» nelle «vaccinazioni e nelle relative attività collegate».
Ma non è soltanto con i medici di famiglia che i titolari dovranno giocare la loro partita su farmacia dei servizi e cronicità. Ci sono anche gli infermieri, che nei giorni scorsi – forti di un’indagine condotta dalla Fnopi, la Federazione degli ordini professionali, con Cittadinanzattiva – hanno messo ufficialmente sul tavolo i loro progetti: «Quella dell’infermiere» ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi «è tra le professioni sanitarie più vicine ai cittadini. Faremo di tutto perché sia potenziata l’offerta di prestazioni infermieristiche sul territorio attraverso i canali del Servizio sanitario con l’obiettivo di supportare i più fragili e le loro le famiglie».
In alcune Regioni i progetti degli infermieri rischiano di diventare realtà molto presto, anche a causa del mancato rinnovo generazionale dei mmg. E’ il caso della Toscana, dove la giunta ha approvato il 4 giugno una delibera (ancora da pubblicare sul Bollettino ufficiale) che getta le fondamenta dell’infermiere di famiglia. Una figura, dice il provvedimento, da considerare «una risorsa dell’intero sistema di presa in carico e di erogazione di cure territoriali», anche nella gestione della cronicità e della fragilità. L’infermiere di famiglia, in particolare, dovrà occuparsi della «continuità e adesione alle cure (aderenza terapeutica?, ndr), della sorveglianza domiciliare, della presa in carico della dell’individuo e della famiglia», così come dovrà «presidiare l’efficacia dei piani terapeutico-assistenziali».
In tale cornice, continua la delibera, l’infermiere «promuove un’assistenza di natura preventiva, curativa e riabilitativa differenziata» attraverso interventi ambulatoriali e domiciliari, condotti in un bacino di riferimento «identificabile di norma nelle Aft della medicina generale». L’infermiere di famiglia, in sostanza, «è colui che conosce la rete dei servizi in quello specifico territorio ed è quindi in grado di orientare e facilitare l’accesso appropriato e tempestivo». In particolare, «cura il monitoraggio dello stato di salute degli assistiti mediante visite domiciliari, follow up telefonici, telemedicina»; consente «l’accesso precoce ai vari servizi, presidia i passaggi di setting assistenziale (continuità ospedale-territorio, ndr), persegue gli obiettivi definiti dal nuovo modello di sanità d’iniziativa».
Tra le funzioni dell’infermiere di famiglia in versione toscana, così, spiccano la promozione dell’aderenza ai piani terapeutici, la partecipazione al monitoraggio dello stato di salute, la promozione di interventi informativi rivolti ai singoli e alle famiglie. E dovrà lavorare «in stretta collaborazione» con i mmg e i pediatri «per le situazioni di fragilità, cronicità e complessità». Tutto questo sulla carta, ma i piani della Regione sono quelli di mettere velocemente alla prova la teoria: provvederà una sperimentazione annuale, da organizzare in almeno due Zone per ogni Asl toscana. Darà forse modo alle farmacie di capire quali potranno essere gli spazi da occupare in un sistema che sembra comunque reggersi su un rapporto privilegiato tra medico di famiglia e infermiere (pure lui di famiglia).