Va totalmente riscritto l’articolo 5, comma 2bis, della proposta di nuovo Statuto nazionale che l’assemblea generale del sindacato titolari esaminerà a ottobre. E’ quanto scrive Federfarma Lombardia nella lettera inviata ieri alla Federazione per comunicare le valutazioni espresse la settimana scorsa dal consiglio dell’Unione regionale sulla bozza inviata da Roma. Tre, in particolare, i passaggi più critici del testo che i delegati delle Federfarma lombarde hanno cassato all’unanimità. In cima alla lista c’è il comma 2bis dell’articolo 5, che obbligherebbe le rappresentanze territoriali del sindacato a sottoporre preventivamente all’approvazione di Federfarma nazionale gli accordi pattuiti a livello regionale e provinciale, «prima della loro sottoscrizione» con la controparte politica.
A dare “l’imprimatur” a tali intese, sempre secondo la bozza di Statuto, dovrebbe essere il Consiglio nazionale, ossia l’evoluzione dell’attuale Consiglio delle Regioni. Formato da due rappresentanti (un urbano e un rurale) per ciascuna Regione e per le due associazioni provinciali di Trento e Bolzano, il Consiglio nazionale assicurerebbe «il controllo e coordinamento delle politiche regionali della Federfarma». E per consentirgli di esercitare il vaglio preventivo che lo Statuto gli riconosce, continua la bozza, le associazioni territoriali «devono trasmettere tempestivamente le bozze di accordi e convenzioni da stipulare in sede provinciale o regionale», affinché «ne sia valutata la conformità con gli indirizzi generali».
Del tutto contraria, come detto, Federfarma Lombardia, che chiede di rimuovere la parte relativa alla ratifica degli accordi territoriali e riscrivere il resto del comma, in modo che su intese e patti locali il Consiglio nazionale mantenga soltanto una funzione di indirizzo. In una Sanità già regionalizzata estesamente dall’articolo 117 della Costituzione e vicina a una nuova devolution con le autonomie differenziate chieste da alcune Regioni, è la riflessione condivisa all’unanimità dai delegati lombardi, sarebbe un controsenso adottare norme statutarie che impongono alle associazioni territoriali una centralizzazione verticale.
Le altre proposte bocciate all’unanimità dal Consiglio di Federfarma Lombardia riguardano gli articoli che trasferiscono dal Consiglio delle Regioni al Collegio dei probiviri il potere di irrogare sanzioni nei confronti degli associati e l’articolo 14 comma 1, che riconosce alle Unioni regionali cui sono associate più di mille farmacie un delegato aggiuntivo (ai due già previsti) in Consiglio nazionale. Per il sindacato lombardo, invece, la norma andrebbe riscritta in modo da riconoscere un delegato in più ogni mille farmacie, dunque due in caso di duemila associate, tre in caso di tremila e via di seguito.
Il comma 2bis dell’articolo 14, in ogni caso, rimane la misura che oggi più preoccupa Federfarma Lombardia ed è per questo che l’associazione sta valutando l’eventualità di avviare un confronto con le altre unioni regionali per sondare orientamenti e valutazioni sul percorso a venire della riforma statutaria. «A tal proposito» osserva Bruno Perazzoni, referente Sunifar di Federfarma Milano «sarebbe più opportuno che prima dell’approdo in consiglio di presidenza per la compilazione della bozza finale da inviare all’assemblea, si prevedesse un secondo passaggio in Consiglio delle regioni. Ritengo che sia qui, infatti, che si debba trovare la sintesi delle valutazioni inviate dalle singole rappresentanze regionali, sintesi che verrebbe poi trasmessa a presidenza e assemblea nazionale per quanto di loro competenza».