Si rimette in moto il tavolo tra Aifa e filiera del farmaco per la riforma della remunerazione di farmacie e grossisti. Appuntamento il 4 luglio all’Agenzia del farmaco, come detta la convocazione giunta un paio di giorni fa a Federfarma, Assofarm, Adf e Federfarma Servizi. Una convocazione su commissione, perché dietro alla riapertura del tavolo c’è l’intervento del sindacato titolari, che nelle settimane scorse aveva chiesto al coordinatore della Sisac, Vincenzo Pomo, di intercedere nei confronti dell’Aifa. Una manovra “obliqua” che tradisce la crescente ansia di Federfarma di chiudere sulla Convenzione: il 2018 è cominciato piuttosto male per i fatturati Ssn delle farmacie (-4,4% secondo le rilevazioni dell’Agenzia) e il sindacato continua a considerare servizi e riforma della remunerazione (con introduzione dell’onorario professionale e allineamento delle tariffe dpc) l’unico antidoto all’erosione di prezzi e marginalità. Ed ecco allora l’accelerazione: prima la riforma della remunerazione, che il sindacato vorrebbe concludere entro settembre, poi il rinnovo della Convenzione, da raggiungere entro la fine dell’anno.
Non è corsa contro il tempo ma potrebbe diventarlo, visto che ormai siamo a luglio e agosto non conta. Anche perché il tavolo che si apre lunedì prossimo all’Aifa rischia di partire con il passo della maratona anziché dei 100 metri piani: le sigle della filiera, che ieri si sono incontrate a Roma per uno scambio di vedute, si aspettano infatti che sia l’Agenzia a fare la prima mossa, cioè mettere sul tavolo una proposta di riforma dalla quale ricominciare a discutere. Ma non è detto: l’Aifa potrebbe anche chiedere che a muovere per prima sia la filiera, visto che in fondo l’incontro è stato richiesto dalla Sisac per conto di Federfarma.
Di certo, il confronto non potrà che ripartire dal punto su cui si era arenata la trattativa del 2012, e cioè i pesi da dare alle due componenti del sistema misto in cui dovrà evolvere la remunerazione delle farmacie, quota fissa e margine. L’ultima proposta l’aveva messa sul tavolo nel gennaio 2013 il ministero della Salute (allora retto da Renato Balduzzi) e prevedeva 0,55 euro+17% sui farmaci con prezzo inferiore ai 50 euro e 5,5 euro+10% per gli altri. L’offerta però era stata subito bocciata da Federfarma ed è difficile che oggi il sindacato accetti di ripartire da lì, visto che il suo obiettivo resta quello di ridurre al minimo la componente marginale per sottrarre le farmacie dalla zavorra dei prezzi. Alla filiera piacerebbe invece ricominciare dall’accordo con l’Aifa del 16 ottobre 2012, che offriva una quota fissa di 2 euro (con cospicue maggiorazioni per rurali e piccole farmacie) più un margine di 3,3% (ex factory e al netto dell’iva), ma ci sarà da convincere le Regioni, che ai benefici del calo dei prezzi non vorranno rinunciare oggi come allora. E stavolta al tavolo Aifa le Regioni ci saranno, quindi la filiera con loro dovrà trattare fin dalle prime battute. Così come al tavolo ci saranno Farmindustria e Assogenerici, due presenze inaspettate che ieri, all’incontro preparatorio, ha fatto storcere qualche bocca. Insomma, chiudere entro settembre non sarà facile.