In quindici mesi di applicazione (dal novembre 2019 al gennaio 2021) la nota 96 sui farmaci a base di vitamina D (colecalciferolo, colecalciferolo e sali di calcio, calcifediolo) ha determinato un calo di quasi il 30% nelle confezioni erogate e nella spesa sostenuta dal Servizio sanitario nazionale, per un risparmio medio mensile di circa 7,8 milioni di euro e, in termini assoluti, di oltre 117 milioni. Sono le cifre che arrivano dall’analisi con cui l’Aifa ha valutato gli effetti della nota limitativa, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 22 ottobre 2019: la disposizione, come si ricorderà, restringe la prescrizione in regime rimborsato dei farmaci indicati per «prevenzione e trattamento della carenza della vitamina D» ad alcuni scenari clinici (gravidanza, osteoporosi) e alla determinazione tramite algoritmo degli stati di carenza.
«In termini economici» scrive l’Aifa «l’effetto più importante della nota si è avuto nei primi 12 mesi, con un risparmio medio mensile sulla spesa Ssn di 9,1 milioni; nei tre mesi successivi, il risparmio residuo ammonta a circa 2,1 milioni/mese».
Risulta invece eterogeneo l’impatto della nota sulla spesa delle diverse regioni, che già rivelava marcate differenze prima dell’entrata in vigore della disposizione: «Ulteriori approfondimenti saranno effettuati per valutare gli andamenti» avverte l’Aifa, in ogni caso «desta preoccupazione il mancato effetto della nota in Campania», dove negli ultimi mesi si registra un’inversione del trend e una ripresa dei consumi (+3,2% tra novembre 2020 e gennaio 2021). Non si osservano invece, conclude l’Aifa, importanti aumenti dei consumi e della spesa di altri analoghi della Vitamina D non oggetto della nota. Si conferma infine l’eterogeneità dell’impatto della nota a livello delle diverse regioni.