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Aifa: nelle Regioni in Piano di rientro risultati deludenti sulla spesa farmaceutica

8 Luglio 2020

Gli interventi di contenimento della spesa farmaceutica messi in campo in questi anni dalle Regioni sottoposte a Piano di rientro «non hanno portano a miglioramenti evidenti»: gli acquisti diretti avvengono in media a prezzi maggiori di quelli effettuati dalle altre Regioni e i valori della spesa convenzionata sono più alti, per le dinamiche prescrittive locali e per «la mancata tendenza del cittadino a passare dall’originator all’equivalente». E’ la conclusione cui giunge il primo Rapporto sulle politiche dell’assistenza farmaceutica attuate dalle Regioni in Piano di rientro, presentato ieri a Roma dall’Aifa e dal suo direttore generale, Nicola Magrini. La ricerca, come viene spiegato fin dalle prime pagine, si propone di «valutare le azioni attuate dalle Regioni in Piano di rientro per individuare quali interventi si siano dimostrati maggiormente efficaci nel riqualificare la spesa farmaceutica e favorire l’uso appropriato dei farmaci». Con l’obiettivo, inespresso ma implicito, di migliorare l’efficacia degli interventi che arriveranno nell’ambito della nuova governance del farmaco.

Per raggiungere i suoi scopi, il Rapporto mette a confronto gli obiettivi di contenimento e riqualificazione della spesa farmaceutica contenuti nei Piani di rientro delle sette Regioni attualmente sotto verifica (Abruzzo, Campania, Lazio, Molise e Sicilia dal 2007, Calabria dal 2009, Puglia dal 2010) e i risultati conseguiti. Il raffronto è meticoloso e analitico, le evidenze dettagliate e circostanziate: «Tutte e sette le Regioni» scrive l’Aifa «pianificano azioni per incrementare l’utilizzo dei farmaci off-patent; meno della metà (Calabria, Campania, Lazio) decide di agire sul consumo dei medicinali soggetti a prescrizioni limitative, quattro (Calabria, Molise, Puglia, Sicilia) sulla revisione del Prontuario terapeutico regionale o sul monitoraggio dell’aderenza terapeutica». Sei regioni su sette, prosegue il Rapporto, pianificano azioni specifiche basate su Pdta (Percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali); solo due decidono di intervenire sulla formazione dei propri operatori sanitari.

Per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa, «tutte le regioni scelgono di incidere maggiormente sul controllo di consumi e spesa, avvalendosi delle piattaforme informative più adatte. Tutte, tranne la Sicilia, decidono di concentrarsi principalmente sul canale distributivo tramite il potenziamento della dpc. Cinque Regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia) prevedono di rivedere le gare di appalto, in modo da ridurre i costi dei medicinali e altrettante (Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) stabiliscono di razionalizzare la spesa tramite politiche di assegnazione di budget e obiettivi alle Asl, e più in generale ai prescrittori. Il miglioramento delle procedure di payback e rimborsabilità viene valutato solo da tre regioni (Abruzzo, Campania, Puglia) su sette».

E i risultati? Per valutarli, il Rapporto mette a confronto le dinamiche di spesa delle sette Regioni in Piano di rientro con le altre: nel primo gruppo, per cominciare, la spesa media procapite per i farmaci distribuiti in diretta o dpc risulta inferiore di quasi due euro rispetto all’altro gruppo (16,82 contro 14,86 euro, dati 2018), anche se le curve coincidono (vedi sotto).

 

 

Al contrario, le Regioni in Piano di rientro mostrano consumi di farmaci della diretta-dpc inferiori alle altre: 3,39 ddd (dose definite die) contro 4,09 nel 2018, per una differenza di 0,70 ddd. Rapporto di nuovo inverso nei prezzi: le Regioni che non sono sottoposte a Piano di rientro pagano sui medicinali della diretta-dpc un prezzo medio a confezione inferiore, 34,98 contro 48,18 euro, per una differenza di 13,20 euro (sempre dati 2018).

 

 

La conclusione cui giunge l’Aifa non piacerà alle farmacie: se le Regioni sottoposte a Piano di rientro spendono e consumano meno delle altre per la diretta-dpc ma comprano a un prezzo maggiore, è per le differenze che sussistono tra i due gruppi «nell’effettivo espletamento delle gare di acquisto e l’utilizzo del canale distributivo più vantaggioso».

Anche sulla convenzionata emergono distanze evidenti: nel 2018, le Regioni in Piano di rientro hanno speso in media 15,88 euro procapite contro i 12,71 delle altre, che diventano rispettivamente 13,67 e 11,22 al netto di ticket e copayment (generici).

 

 

Nei consumi invece si ripropone lo scenario già osservato per la diretta-dpc: le Regioni in Piano di rientro mostrano valori medi più elevati, con 32,21 ddd consumate nel 2018 rispetto alle 28,23 delle altre. Idem per i prezzi: mediamente, nelle Regioni non sottoposte a Piano di rientro la convenzionata mostra un prezzo medio a confezione di 9,10 euro, in quelle sotto Piano di rientro arriva a 9,33.

 

 

«Sono orgoglioso di questo Rapporto» ha commentato il dg dell’Aifa, Nicola Magrini, presentando i dati «perché si inserisce tra le attività dell’Aifa a supporto delle Regioni nell’ambito della governance della spesa e dell’assistenza farmaceutica». L’analisi, in particolare, dimostra che nei loro interventi di riqualificazione della spesa le Regioni in Piano di rientro si sono concentrate principalmente sulla razionalizzazione della spesa, sul monitoraggio prescrittivo e sulla promozione degli acquisti centralizzati. «Altrettanto importante è stata considerata la gestione del canale distributivo da utilizzare per garantire l’accesso al farmaco, nell’ottica della continuità ospedale‐territorio». I risultati però rimangono deludenti, ed è per questo che l’Aifa propone «un unico modello» progettuale per definizione e attuazione degli interventi, che consenta di misurare più puntualmente applicazione dei programmi operativi e risultati conseguiti.