Nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico nel nostro Paese ha toccato le 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, in aumento del 5,4% rispetto al 2022. Oltre a un andamento in controtendenza rispetto agli anni precedenti, i dati rivelano picchi dei consumi nei mesi invernali superiori del 40% rispetto al periodo estivo, che fanno pensare a un uso improprio degli antibiotici per trattare infezioni virali come l’influenza, contro le quali questi farmaci sono inefficaci.
È l’evidenza che scaturisce dal Rapporto Nazionale 2023 sull’uso degli antibiotici in Italia, pubblicato ieri dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). A preoccupare, soprattutto, è la qualità delle prescrizioni: solo il 54,4% degli antibiotici prescritti appartiene al gruppo “Access”, raccomandato come prima o seconda scelta per le infezioni più comuni per il minor rischio di generare resistenze. Questo valore è inferiore all’obiettivo del 65% fissato dall’Unione Europea.
Altra evidenza, l’uso degli antibiotici è particolarmente elevato tra la popolazione geriatrica: quasi il 48% degli over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione nel 2023, con punte superiori al 60% nelle regioni meridionali. Anche in ambito pediatrico si registra un incremento significativo: la percentuale di bambini e ragazzi fino a 13 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione è passata dal 33,7% nel 2022 al 40,9% nel 2023.
A livello territoriale, si osserva una marcata variabilità: le regioni del Sud presentano consumi più elevati, con 18,9 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, rispetto alle 12,4 del Nord e alle 16,4 del Centro. Questa disomogeneità potrebbe indicare differenze nell’appropriatezza prescrittiva e nell’accesso ai servizi diagnostici.
In ambito ospedaliero, il consumo di antibiotici è stato di 84 dosi ogni 100 giornate di degenza, con un aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Questo dato è preoccupante, sottolinea l’Aifa, poiché gli ospedali sono ambienti dove i batteri resistenti sono più diffusi. Di conseguenza, il “Drug Resistance Index” (Dri), che combina il consumo di antibiotici e la resistenza ai farmaci, è aumentato in molte regioni per microorganismi come Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium.
Il presidente dell’Agenzia del farmaco, Robert Nisticò, ha sottolineato l’urgenza della situazione: «L’antibiotico-resistenza è una pandemia silente che, secondo le ultime stime dell’Ecdc, provoca 12mila morti l’anno nel nostro Paese e genera anche danni economici, con un impatto di 2,4 miliardi di euro sul nostro Servizio sanitario nazionale». Nisticò ha inoltre evidenziato la necessità di un approccio globale che promuova un uso consapevole degli antibiotici, rafforzi la prevenzione in ambito ospedaliero e incentivi la ricerca di nuovi farmaci antimicrobici.