Per contrastare a livello comunitario la carenza di farmaci, è necessario incrementare l’autosufficienza produttiva dell’Unione europea e costituire una “riserva strategica” centrale dei medicinali di maggiore rilevanza terapeutica. E’ la ricetta che arriva dal rapporto approvato l’altro ieri dalla commissione del Parlamento europeo per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Nella relazione, approvata con 79 voti favorevoli e uno contrario, il gruppo di lavoro analizza le cause profonde del fenomeno carenze ed esorta le autorità europee a un intervento risolutivo, perché la crisi sanitaria da covid ha aggravato le indisponibilità con impatti diretti sulla continuità dei trattamenti e la sicurezza dei pazienti.
Alla Commissione Ue, così, il rapporto chiede di intervenire con una serie di misure da collocare nel prossimo documento sulla nuova strategia europea per il settore farmaceutico: in particolare, va ripristinata la disponibilità e accessibilità dei farmaci riportando in Europa la loro produzione, a partire dai medicinali di maggiore rilevanza. Attualmente, ricorda non a caso la Commissione parlamentare, il 40% dei medicinali commercializzati nell’Ue proviene da paesi extra-comunitari, mentre il 60-80% dei principi attivi sono prodotti in Cina e India.
Per incoraggiare le aziende a rispostare in Europa impianti e linee produttive, è la proposta, vanno introdotti incentivi finanziari da trattare dal punto di vista normativo come «aiuti di Stato». Inoltre, i Paesi membri dovrebbero condividere «le migliori pratiche nella gestione degli stock» e definire strategie sanitarie coordinate, compreso il ricorso ancora più esteso a gare di acquisto congiunte.
Segue l’invito a Bruxelles perché si crei «una riserva d’emergenza» sulla falsariga del meccanismo RescEu, che in tema di protezione civile mette a disposizione degli Stati un parco mezzi comune per emergenze e catastrofi. Tale riserva, spiega la commissione parlamentare, dovrebbe agire come «una farmacia europea di emergenza», al fine di ridurre al minimo le carenze. E la parità di accesso da parte di tutti gli Stati membri dovrebbe essere garantita da uno specifico meccanismo di equa ripartizione.
Infine, conclude la relazione, occorre agevolare la circolazione dei farmaci tra i Paesi dell’Ue, anche attraverso lo snellimento delle regole sugli imballaggi, sulle scadenze e sui medicinali veterinari.