I benefici associati all’utilizzo dei contraccettivi ormonali combinati (coc) «superano di gran lunga il rischio di effetti indesiderati gravi nella maggior parte delle donne». Quando prescrivono un coc, tuttavia, i medici «devono valutare con attenzione i fattori di rischio individuali delle utilizzatrici – in particolare quelli relativi alla tromboembolia venosa (tev) – e il diverso rischio tra i medicinali». E’ quanto scrive l’Aifa nella Nota informativa importante sui contraccettivi ormonali combinati pubblicata l’altro ieri sul proprio sito.
La rivalutazione condotta a livello europeo dall’Ema, scrive l’Agenzia italiana, «ha confermato le precedenti evidenze sul basso rischio di tromboembolia venosa con tutti i coc a basso dosaggio (etinilestradiolo <50 μg)». I dati attualmente disponibili, in particolare, indicano che «tra i contraccettivi ormonali combinati, quelli contenenti i progestinici levonorgestrel, noretisterone o norgestimato hanno un rischio più basso di tev rispetto agli altri contraccettivi ormonali combinati». Di conseguenza, una donna che sta usando un contraccettivo combinato senza alcun problema non deve necessariamente interromperne l’uso. Tuttavia, «i medici devono sensibilizzare le pazienti sui segni e sui sintomi di tev e tea, che devono essere descritti alle donne al momento della prescrizione di un coc». Allo stesso modo, è opportuno «considerare sempre la possibilità di una tromboembolia associata all’utilizzo di un coc quando si presenta in una donna che presenta dei sintomi di tev o tea».