Nella spesa farmaceutica convenzionata c’è un’Italia a tre velocità: Nordovest, Centro e Isole che viaggia sostanzialmente in linea con le medie nazionali; il Nordest che mostra valori nettamente inferiori e il Sud che invece eccede in maniera significativa. È l’indicazione che arriva dall’ultimo Rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulla spesa sanitaria del Paese, pubblica e privata. Un capitolo del documento è dedicato alle cifre dell’assistenza farmaceutica e in particolare a quella che passa dalle farmacie del territorio: nel 2022, dice la Ragioneria, la spesa sostenuta dal Ssn per tale voce si è assestata a 134 euro procapite, in sostanziale stabilità rispetto al 2021.
Un’analisi per fascia d’età, tuttavia, mostra oscillazioni significative rispetto a tale media: standardizzato a uno il valore generale (i 134 euro di cui sopra), la spesa procapite rimane sotto lo 0,5 fino ai 45 anni, quindi arriva a 1 tra i 55 e i 60 e si avvicina a 3,5 (cioè tre volte e mezzo la media generale) sopra gli 80 anni. Le differenze tra uomini e donne rimangono minimi per buona parte delle fasce (con un aleggera prevalenza per le donne durante l’età fertile) e poi divergono significativamente negli ultimi anni di vita, sino a raggiungere un gap di circa il 20% dopo i 90. «Tale fenomeno» si legge nel Rapporto «è riscontrabile anche in altri Paesi e può essere ricondotto a diversi fattori, tra i quali la maggiore incidenza di trattamenti sanitari in strutture, come quelle ospedaliere, dove la prestazione farmaceutica è parte integrante del trattamento. Probabilmente, esistono anche ragioni legate ad una diversa incidenza delle patologie e alle terapie farmacologiche associate».
Differenze significative anche dall’analisi per area geografica: Nordovest, Centro e Isole mostrano un valore complessivo attorno a 1, cioè molto vicino alla media nazionale (ma con piccole differenze per uomini e donne). Il Nordest, invece, si ferma a 0,8 (ossia una media del 20% inferiore a quella nazionale) mentre il Sud si avvicina a 1,2.