In quattro anni, tra il 2018 e il 2021, gli introiti delle farmacie italiane relativi al farmaco convensionato (fascia A) sono calati del 4,4%, quelli del farmaco senza ricetta del 3,2%. Per fortuna, compensa le perdite la crescita dei fatturati provenienti dall’area di libera vendita, che nello stesso periodo crescono dell’8,6% e portano in territorio positivo (+1,1%) il mercato totale della farmacia.
È una delle fotografie scattate dal Rapporto sulla farmacia italiana realizzato dall’Area studi di Mediobanca. Pubblicata venerdì, la pubblicazione mette sul tavolo un’approfondita analisi dei “fondamentali” economici del canale e delle dinamiche che ne stanno guidando l’evoluzione.
La prima evidenza riguarda lo stato di salute delle farmacie di questo Paese: il 2022 rimane al momento un anno estremamente positivo, dato che le vendite a valori crescono dell’8,1% e restano in positivo (+6,1%) anche al netto delle attività per covid. Tuttavia, sul lungo periodo si osserva un’erosione dei fatturati che non si ritrova nei Paesi vicini: tra il 2010 e il 2021, le farmacie italiane hanno perso a valori il 6,2%, quelle francesi sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,5%), Spagna Germania e Austria hanno registrato incrementi più o meno sostanziosi (rispettivamente +6,7%, +53,2%, +58,6%).
La responsabilità principale di questa erosione, osserva Mediobanca, va addebitata ai consumi farmaceutici territoriali: il mercato italiano è il quinto in Europa alle spalle di Germania, Francia, Regno Unito e Spagna e davanti all’Austria. Ma nel nostro Paese la spesa è in significativa contrazione: tra 2011 e 2021 la riduzione è stata del 13,3% e ha interessato in maniera più evidente i medicinali con prescrizione (-15%) rispetto ai Sop (-2,6%); al contrario, il mercato europeo evidenzia nello stesso periodo un’espansione della spesa territoriale: +30,8% nell’etico e +20,8% nel no prescription. Le cause? Mediobanca è esplicita: genericazioni, tagli di spesa e in più la peculiarità tutta italiana «le forme di distribuzione dei farmaci coperti dal Ssn che hanno in parte disintermediato le farmacie, con conseguente contabilizzazione della relativa dispensazione in capo alle strutture sanitarie e non alle farmacie territoriali». Per chi non avesse capito: la distribuzione diretta.