Nel 2020, nel canale delle farmacie aperte al pubblico, i generici-equivalenti hanno assorbito il 22,46% del totale del mercato a confezioni (+ 0,3% sul 2019) e il 14,5% del mercato a valori (+0,4%). L’89% delle confezioni vendute è classificato in classe A, totalmente rimborsabile dal SSN. Su un totale di 1,7 miliardi di confezioni di farmaci venduti in farmacia i generici-equivalenti rappresentano il 19,9% delle vendite in classe A, il 2,3% in classe C e appena lo 0,3% nell’area dell’automedicazione.
A valori il mercato dei generici-equivalenti quota 1,5 miliardi di euro: l’82% del giro d’affari del comparto si concentra in classe A (16% in classe C; 2% nell’area dell’automedicazione).
I generici-equivalenti quotano il 22,46% del totale del mercato farmaceutico, quasi alla pari con i brand a brevetto scaduto (24,38%). I farmaci esclusivi (protetti o senza generico corrispondente) assorbono invece l’altro 53,16% del mercato complessivo. Per quanto riguarda invece il segmento complessivo dei farmaci fuori brevetto, i generici-equivalenti ne assorbono il 30% contro il 70% detenuto dai brand a brevetto scaduto.
Il ricorso alle cure equivalenti continua ad essere privilegiato al Nord (37,9% a unità e 29,7% a valori), rispetto al Centro (27,5% a unità e 22,6% a valori) e al Sud (22,7% a unità e 18,7% a valori), a fronte di una media Italia del 30,4% a confezioni e del 24,6% a valori.
Nel 2020 i cittadini hanno versato di tasca propria 1.051 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il brand off patent – più costoso – invece che il generico-equivalente – a minor costo – interamente rimborsato dal SSN. L’incidenza maggiore a livello regionale si registra in Molise (15,8% della spesa regionale SSN nel canale retail) e nel Lazio (15,7%). Quella più bassa si registra invece ancora una volta in Lombardia (10,6%).